Iniziamo con una lezioncina di sociolinguistica. La parola italiana lavoro corrisponde, nei dialetti meridionali, a “fatica” (pronunzia, “hhhatica”), o “travajjiu”. Da ciò il luogo comune che il meridionale è “s-faticato”. Invece una recentissima indagine, numeri alla mano, dimostra due cose: le condizioni del lavoro a Sud sono del 40% peggiori del Nord; e il meridionale lavora, quantitativamente, più del settentrionale. Sembra una contraddizione, e invece è perfettamente logico.
Intanto, dice l’indagine, moltissimi meridionali lavorano in nero; quindi senza regole e senza orari. Oppure, hanno un orario di ore x e in realtà faticano di più. Sorvolo sull’ovvia assenza di diritti eccetera.
Lavorano, o, più esattamente faticano, come? Scarse sono le industrie, e scarsissime quelle ad alta tecnologia. Ebbene, dove la tecnologia è alta, il lavoro è meno faticoso, e richiede meno tempo, giacché la produzione di qualsiasi cosa è ad alto valore aggiunto in ogni fase della lavorazione. Se sono scarse le industrie, e poco avanzata la tecnologia, serve più fatica, però è poca la produzione, e ancora minore la qualità, quindi difficile il mercato.
La tecnologia richiede poca o nessuna fatica fisica, però molta competenza. Ebbene, a Sud è più facile trovare un avvocato o un filosofo che un tecnico. E un tecnico bravo trova più facilmente occupazione altrove che a Sud, e specialmente in Calabria; e se ne va dove trova; e dove può spendere bene, e con soddisfazione anche morale, la sua competenza, invece di arrangiarsi a finire in un polveroso ufficio e dimenticare, per mancanza di esercizio, quello che ha studiato.
Esempio: in Calabria la sanità si misura ancora a “posti letto”, mentre altrove si fa uso di una tecnologia tale che un paziente arriva la mattina e se ne va prima di sera se non di pranzo. Tecnologia che, altrove, non è considerata fantascienza, bensì banale ordinarietà.
Potremmo continuare, ma giungiamo alla conclusione che nel Meridione si fatica di più perché si lavora male. Lavorandosi male, si produce male e di meno. Esempio: il turismo delle varie Perle e Perline di entrambi i mari calabresi dura meno di un mese, e con elevata incidenza di nero. Se durasse di più, e migliorasse la qualità e l’organizzazione, ci sarebbe occupazione per tanti, e di otto ore al giorno per molti, non di sedici per pochi. E con regolari assunzioni.
La soluzione del problema meridionale è dunque nell’ottimizzazione: faticare il meno possibile per lavorare meglio e produrre quei beni e servizi che abbiano spendibilità.
Corollario morale e sociale e politico: chi lavora meglio, mangia del suo, e non deve chiedere favori a nessuno; e, trovandosi a votare, vota dove pare a lui e non dove “gli conviene” nel senso peggiore.
Ulderico Nisticò