Faida di ‘ndrangheta nelle preserre, la squadra mobile arresta due uomini


Un progetto di omicidio è stato sventato dalla squadra mobile di Vibo Valentia che ha arrestato due persone per tentato omicidio e detenzione di armi con l’aggravante delle modalità mafiose. Si tratta di Antonio Campisi, di 29 anni, e del cugino Giuseppe Muzzupappa (36), entrambi residenti a Nicotera Marina.

I due erano stati sorpresi, nel novembre dello scorso anno, mentre lanciavano nel fiume, da un’abitazione di Gerocarne, una pistola con matricola abrasa calibro 7.65, con relativo munizionamento e colpo in canna. Nel corso dei successivi controlli erano stati sequestrati un giubbotto antiproiettile, un passamontagna, oltre 30.000 euro e un’autovettura blindata munita di sirena. Campisi era stato trovato anche in possesso di un documento falso.

Secondo le indagini, i due si sarebbero spostati a Gerocarne per commettere un omicidio ai danni di appartenenti al sodalizio mafioso dei Loielo. Antonio Campisi è figlio di Domenico Campisi, presunto broker della droga ucciso nel 2011 vicino Nicotera.
Antonio Campisi, condannato nel novembre 2013 per tentata estorsione ai danni del titolare di un’impresa di confezionamento di acqua minerale di Nicotera, è figlio di Domenico Campisi, broker internazionale della cocaina legato al clan Mancuso, ucciso sulla provinciale per Nicotera il 17 giugno 2011. Un delitto ad oggi impunito.

In particolare, le indagini hanno permesso di accertare come i due indagati, unitamente ad altri soggetti in corso di identificazione, avessero pianificato un progetto omicidiario nei confronti di appartenenti al sodalizio mafioso dei Loielo, operante nel territorio delle Preserre vibonesi: progetto che si inscrive, a pieno titolo, nella con clan degli Emanuele che, da anni, caratterizza quell’area per il subentro nel controllo del territorio. Non a caso, Campisi e il Muzzupappa avevano stabilito la propria base operativa all’interno dell’appartamento di Gerocarne, utilizzato come covo per la condivisione di obiettivi e strategie delittuose.

Le investigazioni, infatti, hanno dato conto dell’oculata predisposizione di luoghi e mezzi da parte dei soggetti coinvolti, nonché della particolare pervicacia con cui gli stessi erano intenti a preparare l’attentato. Ne costituiscono dimostrazione alcune esternazioni, sinonimo dell’accanimento nutrito nei confronti degli avversari, oltre che della pronta disponibilità e della capacità di approvvigionamento di armi. È lo stesso Campisi, unitamente ad un altro conversante, ad affermare che sarebbe meglio sparare con “un kalashnikov e un fucile”, perché erano certi che “a cinquanta metri lo sfondano”. Commenti che sono diventati ancor più espliciti allorché gli interlocutori non hanno esitato a ritenere che “con tre automatici non rimane neanche la polvere…un kalashnikov serve”.

A riprova della ferma volontà di portare a compimento l’azione delittuosa, l’attività condotta dalla Squadra Mobile, sotto il costante coordinamento della Dda di Catanzaro, ha consentito di accertare come il Campisi si fosse personalmente adoperato per eseguire alcuni sopralluoghi, affermando egli stesso di essere “andato nel pomeriggio perché voleva vedere le strade”, poiché voleva “avere la sicurezza”. Che gli odierni indagati e le altre persone in corso di identificazione fossero in possesso di un apparato idoneo al raggiungimento dello scopo prefissato e di una ferma risoluzione criminosa, è poi ulteriormente confermato dalla macabra proposta formulata da uno dei partecipanti, ossia quella di simulare un controllo dei Carabinieri presso l’abitazione di una delle vittime designate, attraverso l’utilizzo di una macchina dotata di “lampeggiante”: a tal proposito, uno dei conversanti aveva domandato a Campisi se possedesse delle divise “tipo Carabiniere”, ricevendo risposta positiva.

In considerazione di tali evidenze, costante è risultata l’attività di prevenzione predisposta sul territorio delle Preserre vibonesi, anche attraverso l’impiego di numerosi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria Centrale” nei comuni di Gerocarne, Soriano e Sorianello. Ma è stato il tempestivo intervento della Squadra Mobile di Vibo Valentia ad impedire il consumarsi del citato progetto omicidiario, grazie ad una perquisizione eseguita lo scorso 30 ottobre. In quell’occasione, infatti, il Campisi e il Muzzupappa furono tratti in arresto, poiché colti nella flagranza del reato di detenzione di pistola semiautomatica clandestina, cal. 7,65, marca “Astra”, modello 4000 Falcon, con matricola punzonata e caricatore inserito munito di n. 7 cartucce e n. 1 cartuccia camerata: arma di cui gli stessi avevano tentato poco prima di disfarsi, lanciandola nel ruscello retrostante l’abitazione perquisita, ma prontamente recuperata dal personale operante.

Il solo Campisi era stato, inoltre, tratto in arresto poiché trovato in possesso di documento d’identificazione falso. L’attività di ricerca aveva, altresì, consentito di rinvenire e sequestrare un giubbotto antiproiettile, un passamontagna, la somma complessiva di denaro contante pari a 32.400 euro, suddivisi in banconote di diverso taglio e un’autovettura blindata munita di sirena bitonale. Al termine delle formalità di rito, il Campisi e il Muzzupappa sono stati associati alla locale Casa Circondariale.