Sequestro preventivo di 2,7 milioni nei confronti di un imprenditore calabrese, residente nel bresciano, indagato per una “presunta evasione fiscale di rilevante entità“. L’hanno eseguito i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Monza, su delega della Procura della Repubblica brianzola. Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale del capoluogo, finalizzato alla confisca sia diretta sia in forma equivalente di denaro, altre disponibilità finanziarie e beni mobili ed immobili.
Il provvedimento cautelare scaturisce da un’attività d’indagine svolta dai Finanzieri del Gruppo di Monza e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, dopo una azione ispettiva delle stesse Fiamme Gialle. sospettando una “rilevante evasione fiscale” perpetrata da un’azienda di Burago di Molgora che si occupa di logistica e pulizia di edifici.
L’attività investigativa si è sviluppata con indagini finanziarie e l’approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette ai fini antiriciclaggio: ciò ha consentito di ricostruire l’ammontare di imposte che sarebbero state sottratta all’Erario che ha determinato il provvedimento ablativo, “corrispondente al profitto di evasione derivante dall’omessa dichiarazione di materia imponibile per circa 5 milioni di euro” dicono le Fiamme gialle monzesi.
Nel corso delle indagini, le Fiamme Gialle hanno anche ricostruito un presunto “vorticoso giro di emissione di false fatture per circa dieci milioni di euro” che sarebbero state emesse dall’imprenditore “a vantaggio di quattro società cooperative operanti nel medesimo settore in provincia di Milano“, i cui legali rappresentanti sono stati denunciati alla autorità giudiziaria in relazione all’illecito risparmio d’imposta conseguito per mezzo della presunta frode fiscale.
Al termine dei conseguenti accertamenti patrimoniali eseguiti, i Finanzieri monzesi hanno assicurato l’esecuzione del provvedimento di sequestro di disponibilità finanziarie dell’imprenditore, nonché di tre appartamenti e due autorimesse nelle province di Milano e Brescia “riconducibili, tramite intestazione fittizia a un prestanome”.