Ebbene sì, lo confesso: anche io, quando tenevo i comizi, puntavo a strappare gli applausi, e magari qualche voto; e perciò dicevo cose molto sopra le righe, e cui io stesso poco credevo, però erano d’effetto. Non mi meraviglio dunque che, a quaranta giorni dal voto, schieramenti e partiti dicano peste uno dell’altro, facendo appello a qualsiasi cosa venga a mente, tra cui il Ventennio che – nelle cronache – è finito a metà 1945.
Da notare che la Meloni è nata nel 1977, e la Schlein nell’85, e sono state in scuole dove la storia si studia per sommi, sommissimi capi, alla grossa; però in campagna elettorale, tutto fa brodo. E fino al 6 giugno, chissà quante altre ne sentiremo! Per esempio, che il carcere in Ungheria viola i diritti umani… come se fossero collegi svizzeri i penitenziari italiani dove solo quest’anno si sa di una trentina di suicidi… e non vi esterno i miei dubbi sui suicidi. Alla faccia dei “valori europei”, che, secondo qualcuno, l’Italia rispetta come nella Città del sole.
Lasciamo dunque la propaganda elettorale ai comizi parlati e scritti, e riflettiamo su un aspetto poco bello: le elezioni europee sono, e saranno ancora di più fino a giugno, elezioni italiane con finalità interne, sia quello che chiamiamo cdx contro il csx, ma all’interno dei due schieramenti per ristabilire gli equilibri. Anche questo è umano e solito, però è anche prova che dell’Europa importa poco a quasi tutti.
L’Europa nata come accordo economico nel 1957, e che, nel frattempo allargata non si sa con quali criteri, è rimasta un accordo economico (anche altalenante e ballerino), senza diventare minimamente un fatto politico. Dico politico in senso istituzionale, perché che esista un sentimento europeo non mi passa manco per i lobi delle orecchie; e non trovo alcuna traccia che quelli della Danimarca si sentano in qualche modo vicini a quelli del Portogallo… anzi manco a quelli della dirimpettaia Svezia. I fatti di Terra Santa e del Don dimostrano amplissimamente l’inettitudine dell’Europa; e che il parere di Ursula conta meno di zero: ammesso che lo esprima, cosa che non è ancora avvenuta.
Sapete che vi dico? Che ormai le liste sono fatte. Fatte da chi? Certo non dagli iscritti ai partiti, giacché i partiti non hanno iscritti, sedi, riunioni. Fate da apparati autoreferenziali. A noi comuni mortali resta solo leggerle. Voterò pure io, ma pure io con effetti di politica interna italiana, preferenze incluse.
Però io, che ho una certa buona memoria, tra un anno cercherò di sapere cosa hanno fatto gli eletti, in un anno di Strasburgo. E se qualcuno avrà fatto qualcosa, lo riconoscerò; se, come è più probabile, molti saranno stati lì a scaldare il banco, ve lo segnalerò.
Ulderico Nisticò