Mito, leggenda, realtà? Sta di fatto che da qualche anno a questa parte la maggiore curiosità e attrazione di Badolato borgo è la cosiddetta “Pietra dell’Innamorato” situata del rione Jusuterra, su Via Piliero con vista su Via Siena, nella ruga delle Margherite. Lo conferma il dottore Guerino Nisticò, il principale accompagnatore turistico cui i visitatori chiedono di vedere il luogo di una grande storia d’amore.
Si racconta, infatti, che in quella ruga-caseggiato abitassero le Margherite, delle bellissime ragazze ancora adolescenti, appena sbocciate alla vita dei sentimenti. Erano soprannominate “Le Margherite” perché nipoti di nonna Margherita Parretta che il 13 settembre 1878 diede pubblico scandalo abbandonando il marito impostole proprio la sera stessa delle nozze per andare a vivere con il suo principe azzurro, lei una semplice ma affascinante tessitrice e lui uno dei ragazzi più belli e ricchi del paese. Infatti, la storia è realmente accaduta ed ha dell’epico e del favoloso.
Tra Margherita e don Peppino Bressi (questo il nome del principe azzurro) fu amore a prima vista quando entrambi erano ancora adolescenti. Lei era nata in una umile famiglia (il padre bracciante e la mamma sarta) mentre lui era figlio di una facoltosa famiglia di grossi commercianti e di armatori di velieri i quali, prima dell’entrata in funzione della ferrovia nel 1875, assicuravano i vitali import-export di Badolato e dintorni. Ovviamente e per diversi motivi, le due famiglie erano contrarie a questo legame innaturale e immorale per quella società ancora pienamente ottocentesca suddivisa in rigidissime e invalicabili caste.
Così lui, don Peppino, sfidava le regole della borghesia che gli imponevano un matrimonio elevato (gli si voleva dare una baronessina); lei, Margherita, sfidava le norme che imponevano alle ragazze di accettare un matrimonio combinato dai genitori. All’epoca, siamo nel 1878, non c’era altro modo di uscire da tale spirare familiare e sociale se non quella di dare Margherita in moglie ad un oscuro pastore che la pretendeva. Una volta contratto il matrimonio in chiesa, Margherita non dipendeva più dalle imposizioni familiari e, quindi, poteva decidere del suo destino, infrangendo però il pubblico giuramento di fedeltà.
Ma l’amore per il suo Peppino era più forte delle assurde convenzioni sociali che negavano la libertà di scelta coniugale. Così, subito dopo che gli invitati ebbero accompagnato con musiche e canti gli sposi nella loro casa per la prima notte di nozze, Margherita respinse gli immediati assalti del marito con un coltello che aveva nascosto sotto il cuscino e scappò con il suo don Peppino che l’aspettava alla porta del catojo. Così, andarono a vivere insieme, coronando felicemente il loro lungo e osteggiato sogno d’amore.
Da Peppino e Margherita (rimasti nell’immaginario collettivo come “la coppia ribelle” e anticipatrice della modernità) nacquero tre figlie: Domenica, Vittoria e Concetta, alle quali, come parte della dote i temerari genitori edificarono una casa per ognuna di loro, una attaccata all’altra in Via Siena ai numeri civici 1 – 3 – 5. In queste case, le tre figlie di Margherita e di Peppino ebbero una vita coniugale e familiare serena e ricca di prole, tra cui alcune bambine che erano così tanto graziose che tutto il loro vicinato veniva indicato (per la bellezza delle mamme e delle figlie) proprio come la “ruga delle Margherite”.
Ovviamente, le figlie delle tre Margherite ebbero tanti corteggiatori. Uno di questi innamorati, per stare più comodamente seduto nel cantare più a lungo le sue serenate dedicate alla sua giovane Margherita, mise una grossa pietra all’angolo tra Via Piliero e Via Siena. Da questa posizione poteva vedere benissimo il balcone dell’amata e, quindi, cantare con più passione le sue suggestive canzoni d’amore. Da allora in poi, quella fu indicata come “la pietra dell’innamorato”. Una pietra porta-fortuna. I due si sposarono ed ebbero, a loro volta, pure delle belle figlie, cosicché la tradizione delle serenate continuò per altri innamorati finché l’emigrazione non spazzò completamente tale bella tradizione, svuotando la ruga delle Margherite così come quasi tutto il borgo. Borgo che, poi, uno dei tanti nipoti delle Margherite, nel 1986 mise provocatoriamente in vendita con la speranza di salvarlo dalla morte per spopolamento.
Adesso, la pietra dell’innamorato è méta di curiosità e di pellegrinaggio per ricordare questi antichi amori. Certo il balcone dell’innamorata badolatese non è il balcone di Giulietta e Romeo. Tuttavia, nel suo piccolo, la pietra dell’innamorato è pur sempre rievocativa di quell’amore universale che, nonostante tante avversità, unisce ancora ovunque gli innamorati di ogni genere e ceto, in barba alle rigide regole sociali.
E il dottore Guerino Nisticò, accanto a questa pietra, racconta la storia delle Margherite suscitando persino commozione e tenerezza non soltanto per quegli amori d’innocenza e di semplicità paesana, ma anche perché quell’antico borgo è avvolto dal silenzio dell’abbandono e ci vorrebbe tanto altro amore per farlo tornare a rivivere. Ed è ciò che stanno cercando di fare Nisticò (tel. 338-4709111) e la sua generazione.
La storia d’amore di Margherita e di Peppino e il riferimento alla “pietra dell’innamorato” ha già una propria letteratura. Il primo romanzo ha per titolo “Il prezzo dell’amore”, risale al 1959 e l’autore è Antonio Lanciano Menniti, loro pronipote. Nel 2005 è la volta di un altro pronipote, Domenico Lanciano, il quale inserisce queste vicende nel “Libro-Monumento per i miei Genitori”. Sarà di prossima pubblicazione il romanzo di Vittoria Leuzzi, scrittrice badolatese di Firenze, intitolato proprio “Margherita” nel cui testo la pietra dell’innamorato diventa “la pietra degli amanti”.
Inoltre, appresa tale delicata e affascinante storia d’amore, il maestro fotografo Salvatore Cosentino di Catanzaro (conosciuto come il fotografo degli innamorati) ha mostrato l’intenzione di fotografare le sue coppie di “promessi sposi” alla vigilia del matrimonio proprio alla “pietra dell’innamorato” di Badolato come buon augurio e buona fortuna.