Abbiamo raccontato, da un nostro punto di vista, cosa accadde in Italia dal 10 giugno 1940 al 25 aprile 1945. Ma intanto, nel Meridione? Dico nel Meridione, non che cosa accadde a degli Italiani meridionali che si trovassero sotto le armi in Francia, Africa, Grecia, Balcani, Russia; o sulle navi in Mediterraneo e Atlantico e Indiano; o nei cieli; o, dopo l’8 settembre 1943, al Nord nelle forze armate della Repubblica Sociale o tra i partigiani; o prigionieri degli Angloamericani o dei Tedeschi. Queste sarebbero storie personali, non la storia di un territorio e di un popolo.
La guerra, che lo aveva sfiorato, piombò addosso al Sud nel 1943, con i bombardamenti angloamericani di Napoli e Bari, poi quelli “terroristici” e indiscriminati di ogni città e piccolo centro. Per restare qui vicino, ricordiamo le devastazioni di Catanzaro, Lido, Crotone, Vibo…; anche Soverato subì un bombardamento; a Satriano venne centrata la chiesa…
Da luglio si combatteva in Sicilia, difesa quasi solo dalla possente divisione tedesca Goering, mentre si verificavano i primi cedimenti di truppe italiane. Gli Angloamericani si fecero precedere da missioni segrete di noti mafiosi prelevati dalle carceri: prestiamo attenzione a questo evento, che è di gravissimo rilievo. Non era certo per ottenere il soccorso militare delle lupare che facevano affidamento sulla mafia, ma per resuscitare la mafia debellata da Mussolini e Mori, e mettere attraverso di essa le radici nella politica siciliana e italiana dei decenni seguenti: badate bene. I mafiosi al confino vennero promossi a perseguitati politici e nominati sindaci, o, come Orlando padre, professori universitari. Ciò spiega molte cose.
Il 3 settembre, a Cassibile in Sicilia, emissari di Badoglio firmavano il cosiddetto armistizio corto ancora segreto. Nello stesso giorno sbarcavano in Calabria alcuni reparti nemici, mentre la Goering si ritirava ordinatamente, e, per vie interne, lasciava la Calabria e tornava in Germania.
Le truppe italiane presenti in Calabria fecero quanto potevano. Allo Zilastro combattè la Nembo; a Capo Spartivento e a Badolato l’avanzata terrestre angloamericana fu valorosamente contrastata. Ma l’8 settembre provocò la fine delle operazioni. Il 9 e 10 gli Angloamericani sbarcavano a Salerno; i Tedeschi resistettero alcuni giorni, poi si attestarono sulla linea di Cassino, dove rimasero per sette mesi.
Il re e Badoglio, lasciata fortunosamente Roma, erano arrivati a Brindisi; nei mesi seguenti la capitale di quel poco che restava del Regno venne collocata a Salerno. Dell’apparato statale sopravvivevano i Carabinieri e poco altro, tra cui un Corpo di 10.000 uomini che, con l’ambigua formula della cobelligeranza, combatterono sotto comando e in divisa inglesi.
Gli occupanti emisero una moneta a corso forzoso detta AMlire, il cui effetto fu nell’immediato una verticale inflazione. Per capirci, assumiamo un esempio soveratese. La festa di San Rocco di Soverato Superiore nel 1940 ebbe un attivo di lire 494,05; nel 1945, a parità di attività, 2249,60, cioè una crescita nominale di quasi sei volte tanto; e negli anni seguenti, così via.
Devastanti le conseguenze sociali: i piccoli risparmiatori subirono un danno devastante; mentre speculatori, usurai e avventurieri si arricchirono repentinamente: origine dei guasti della prossima società italiana, che cominciarono nel Meridione.
Sotto i bombardamenti, la popolazione era alla fame; fu perciò facile agli Americani apparire benefattori distribuendo cibarie; e ciò restò nell’immaginario della gente, creando una sorta di mito dell’America che durerà almeno fino agli anni 1960.
La città di Napoli divenne il gran bazar delle truppe di occupazione e della camorra, con il contrabbando di massa e la prostituzione dilagante.
La vita civile ed economica dei piccoli centri si ricostituì secondo le circostanze.
A Salerno rinacque la vita politica del 1922, attraverso l’arrivo di esponenti politici di partiti antifascisti. Dopo due governi Badoglio, si ebbe un governo civile con Bonomi.
Di particolare rilievo fu l’operazione compiuta da Stalin e Togliatti quando, nell’aprile del 1944, l’Unione Sovietica riconobbe il Regno d’Italia (“svolta di Salerno”), costringendo gli Angloamericani a fare altrettanto. Era una sorta di legittimazione del Partito comunista, che, attraverso diverse vicende, culminerà con il consociativismo degli anni 1980-90.
La popolazione meridionale, che aveva aderito al fascismo senza molto spessore ideologico e politico, si distribuì tra i nuovi partiti, con le proporzioni che perdureranno fino al crollo della Prima repubblica: DC, PCI, PSI e piccole altre sigle. Quando nacquero movimenti neofascisti, poi confluiti nel MSI, che otteneva dal 5 al 7% dei voti, questi giungevano più dal Sud che dal Nord.
Tutto ciò, senza particolari accadimenti di natura politica, con l’eccezione del confuso separatismo siciliano e di qualche agitazione per l’occupazione delle terre. I reduci dalla Repubblica Sociale o da bande partigiane si collocarono nei partiti di riferimento, o lasciarono la politica.
A proposito di repubblica, il Sud al referendum del 2 giugno 1946 votò monarchia; e ancora per qualche decennio ebbero vita dei partiti monarchici e qualche appartenenza più riservata.
Il Sud dunque non aveva attraversato la violenta esperienza della guerra civile; e usciva dalla guerra dormiente come era entrato. Non è però da dirsi che non abbia conosciuto una qualche vivacità riconducibile alla politica, se ricordiamo, oltre alle manifestazioni per le terre, i ferventi Moti di Reggio. Furono però sempre episodi, senza che ciò costituisse una genuina vita politica.
Il Meridione, come aveva fatto nel 1861, espresse, in tutti i partiti, una classe politica di terz’ordine, subordinata alle segreterie nazionali e incapace di ogni autonoma iniziativa; né vale accampare qualche solitario intellettuale molto applaudito e mai sentito, non dico ascoltato! Il parlamentare meridionale fu, detto in generale, quella persona mediocrissima che ben conosciamo, capace solo di piluccare qualche favore in pro degli elettori personalmente noti.
Ancora peggiore, se fosse possibile, la classe dirigente regionale, quando, nel 1970, vennero istituite tali macchine di inefficienza.
Ulderico Nisticò