È guerra sui prezzi, segnalati rialzi del 20%


 La riapertura della città di Soverato è suonata come una speranza per gli acquirenti della provincia di Catanzaro. In molti hanno segnalato nei propri comuni di residenza una discrepanza di prezzi di generi alimentari e parafarmaci maggiore del 20% rispetto a quelli soveratesi. E non perché ci siano delle particolari offerte a rendere alcuni punti vendita più appetibili, ma perché molti altri, per combattere il ribasso degli incassi, avrebbero innalzato il costo dei prodotti. Così un parafarmaco a Montepaone arriverebbe a costare 3 euro in più rispetto allo stesso prodotto in vendita a Soverato, così come guanti e alcuni latticini.

Ecco perché molti clienti hanno sfidato nei giorni scorsi il divieto, entrando nella cittadina soveratese per fare la spesa, finendo poi per essere sanzionati dalla polizia municipale. Se l’ intenzione di combattere il rincaro era giusta, è stato sbagliato il modo in cui hanno tentato di risolvere il problema. Lo sa bene il Codacons che ha emanato un decalogo per tutelare i diritti dei consumatori che passa per la richiesta di segnalare i rincari anomali.

«Non ci dovrebbero essere giustificazioni a improvvisi aumenti – commenta il vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto – anche perché non ci risulta un rincaro dei prezzi da parte dei fornitori della merce. Inoltre il 70% delle vendite riguarda prodotti che già si avevano in magazzino. Ultima cosa da considerare è il prezzo del trasporto su gomma, diminuito proporzionalmente a quello del costo della benzina. Se il tutto si contestualizza nel momento dell’ emergenza, l’ aumento dei prezzi si avvicina più a una speculazione che a una reale necessità per i commercianti. Chiediamo ai cittadini di denunciare gli abusi che possono essere oggetto di verifiche da parte di Polizia municipale e Finanza».

Sotto osservazione, in vista della fase successiva del contenimento del virus, sarà la vendita di mascherine e gel igienizzanti che al momento sono pressoché introvabili in molti paesi. I Comuni li distribuiscono soltanto al personale interno, ai volontari e alle persone in stato di necessità economica, ma ne sono del tutto sguarniti i cittadini con gravi patologie e gli anziani. Nei punti vendita del territorio si vendono quelle chirurgiche, in media a 2,50 euro, ma sono introvabili quelle con le classi di protezione ffp2 e ffp3. Un vero problema per i disabili con gravi patologie che, alla riapertura delle visite ambulatoriali, dovranno recarsi nelle strutture sanitarie. L’ iniziativa realizzata in Nord Italia di donare gli ausili di protezione a chi è esente dal pagamento del ticket, in Calabria non viene replicata e chi è malato viene lasciato in balia del suo destino. 

Sabrina Amoroso – Gazzetta del Sud