È da un paio di volte che il Consiglio regionale della Calabria si segnala per “riunioni lampo”, cioè di pochi minuti per approvare x o y, e via tutti a cena o a casa. Non so di cosa dovessero parlare, e, francamente me ne impipo, però, di solito, quando un consesso qualsiasi si riunisce, lo fa per discutere, per litigare, per analizzare il problema, per dividersi tra favorevoli e contrari. E invece, tutti d’accordo: baciare il santo, e via.
La maggioranza campa contenta.
Nel Consiglio, che io sappia, ci sono alcuni consiglieri che costituiscono due gruppi sedicenti di opposizione, entrambi del centro(destra). Che fa di solito un’opposizione? Si oppone, penso. Noi dotti la chiamiamo tautologia. Ebbene, l’opposizione consiliare calabrese non si oppone, non ha niente da ridire, non osserva, non eccepisce, non esiste nemmeno. Oliverio li benedice.
A questo punto, che vanno a fare, a Reggio, maggioranza e opposizione? Una telefonata al presidente per sapere come sta, e amici come prima.
Come mi piacerebbe ricevere una risposta! Magari dal presidente del Consiglio in persona.
Secondo mistero. Avete presente Franco Corbelli che vuole costruire a Tarsia un cimitero dei migranti, e gli pare una bellissima idea, e magari pensa che tutti i Calabresi la condividano con passione? Infatti, Oliverio ha STANZIATO dei soldi a tale lugubre scopo. Così il Corbelli annunziò che i lavori sarebbero FINITI entro il 30 ottobre.
Siccome il 30 ottobre non c’era del camposanto manco un lumino, ecco il Corbelli annunziare di aver chiesto al sindaco di Tarsia di INIZIARE i mesti lavori entro il 30 novembre. Siccome oggi è dicembre, e dell’opera pia non c’è manco un crisantemo, è evidente che:
- I soldi STANZIATI da Oliverio non esistono in quanto SOLDI, o, se esistono, diventeranno SOLDI tra un paio d’anni o tre, esse ci.
- Il sindaco di Tarsia, volendo giustamente pararsi le spalle, non caccia un euro dei soldi del Comune, e non ci casca ad anticipare oggi per avere il saldo a babbo morto. Sarebbe un DANNO ERARIALE.
- Franco Corbelli, deluso nella sua malinconica speranza di loculi, a tutt’oggi, tace.
Insomma, se non parlassimo di avelli e di cipressi, ci sarebbe da ridere.
Ulderico Nisticò