Si vive meglio a Belluno, peggio a Caserta e Taranto; scarsissime, le province calabresi, con qualche sporadica eccezione per pochissimi settori particolari. Attenzione, e certe cose a certi Meridionali bisogna sempre spiegargliele, non sono indicatori finanziari, ovvero “i soldi”, sono ben 42 indicatori di qualità della vita, il che è un concetto molto più complesso e variegato. Secondo me, la classifica non è fatta di quanti soldi abbiano i cittadini, ma di come li spendano, anzi di come li possano spendere. Esempi: se uno di Taranto avesse più soldi di Paperone, non potrebbe lo stesso passeggiare lungo la spiaggia, perché l’aria è zeppa di polveri nocive; se uno di Caserta avesse più soldi dell’Eldorado, meglio se non circola in certi quartieri, dove il primo subumano energumeno gli salta addosso; se io possedessi più soldi del re Creso, non potrei andare al cinema, perché a Soverato un cinema non c’è. Questa è o non è la qualità della vita, non i soldi.
La provincia di Vibo Valentia comprende una delle zone turistiche più note d’Italia e oltre, con numero immane di alberghi etc; e, almeno lì, soldi ne girano. Come fa a essere al posto 107? Ma perché le strade provinciali sono tutte una buca; e l’ospedale di Vibo è fonte inesauribile di macabre barzellette; e alcuni dei paesini mostrano la faccia del sesto mondo. Un quadro di disomogeneità che, nel complesso, fa convivere progresso e degrado non solo nella stessa area, ma direi anche nella stessa persona: il meridionale medio con l’i-phone ultimissimo modello e mentalità proterva, chiusa come un portone di notte, valente professionista e ignorante in tutto il resto, dialettofono senza pietà; e i figli, volenterosissimi eredi del rustico padre, come il padre lo fu del nonno e questi del bisnonno. Sono, si dice in etnologia, degli acculturati: ovvero, dei primitivi che però usano tecnologia moderna: il cannibale con forchetta e coltello perché ha studiato a Oxford. Se perciò proponete al popolo di non fare la festa e in cambio aggiustare le strade, scoppia una rivolta popolare. Il sindaco e chi altri lo capiscono bene, e, fregandosene della strada, fanno la festa, e pigliano voti.
Se proponete di scegliere tra impiantare un’industria e aprire un ufficio… ma dai, che avete capito. Del resto, Vibo era una zona industriale, e l’hanno uccisa per impiantare la fallitissima Provincia; idem per Crotone.
Se fate notare che è tutto uno sfascio, vi rispondono che odiate la Calabria, notoriamente la più bella del globo, e che fu la Magna Grecia (2400 anni fa, poca roba!); e dilagano gli Aprile, i Gangemi, i Soriero, i Patruno, ora si aggiunge Lucano, che versano addosso l’oppio dell’ottimismo infantile per il pubblico e furbetto per loro: giù applausi, e giù copie di libri…
Se fate notare il posto 107, arriva subito l’assatanato che se la piglia con Garibaldi. I pochi meno ignoranti, ci aggiungono gli Spagnoli e i Romani.
Attenzione qui. La classe politica meridionale è meno che zero; ma viene eletta plebiscitariamente non da Cavour o dai Marziani, bensì dai Meridionali, e in liberissime elezioni. La classe imprenditoriale, con rarissime eccezioni, campa di contributi e finanziamenti. Gli intellettuali organici “piangono e fottono”, senza mai fare nomi di chi può fargli un regalo. I giornali e le tv sono conniventi.
E poi, siete proprio sicuri che i Meridionali la vogliano, la qualità della vita? E che se ci fossero musei qualcuno li andrebbe mai a visitare? E concerti e conferenze, se poi non si mangia? C’è il sole, al Sud, non ci serve altro!
Nemmeno al Nord tutto è oro; ma non è una consolazione, e personalmente me ne impipo se anche in Alaska e in Giappone ogni tanto rubano. Io vivo qui, e qui vedo politici men che mediocri e una burocrazia ottusa, lenta, pigra, tronfia e manco tanto astuta da essere ladra.
Reazioni alle notizie? Zero! Qualche ingenuo grida alla congiura internazionale contro il Sud; i più, aspettano domani. I giornali, per definizione, un giorno solo, durano.
Ulderico Nisticò