Il pubblico che gremiva il Teatro Impero di Chiaravalle è stato unanime nel manifestare quello che ogni manifestazione teatrale deve saper suscitare: emozioni.
Il teatro è un testo che diventa vita; e un testo che viene concepito e scritto per essere non narrativa ma teatro: è perciò non tanto una trama, quanto lampi di idee e di adeguate brevi parole. Le parole devono finire in bocca a degli attori, che divengono padroni del testo e della loro specifica parte, e le rendono movimento e azione; tanto più se accompagnati da musica e danza. È questo il thèatron, direbbero i Greci: ammirare con intensa partecipazione; e il pubblico è esso stesso un attore, se la regia riesce a catturarlo.
È il miracolo che ha compiuto Spazioscenico di Franco Procopio, la cui regia è stata sintesi di tutti quegli elementi, in 80 minuti senza un attimo di tregua e stanchezza, anzi densi di sorprese; e interpretando acutamente le scoppiettanti invenzioni del testo; e in una ridda di personaggi di cronaca o di metafisica come la Morte; e di luoghi celesti e terreni.
Il tema di Faustus è antico quanto il mondo: lo scontro tra il bene e il male, tra i vizi e le virtù. Il filo conduttore è un pugnate dialogo tra due che un tempo – no, prima del tempo! – furono amici, e litigano con una certa sorprendente cordialità: un angelo e un diavolo. In mezzo a loro, un peccatore del peccato più intimo e personale che ci sia, quello intellettuale.
Ed è per questo che il medioevale mito di Faustus si svolge nel 2024, e impatta con l’inquietante presenza dell’Intelligenza Artificiale; il diavolo c’era ai tempi di Adamo ed Eva e ci sarà sempre; ma, grazie a Dio, c’è anche l’angelo.
Il 4 aprile, alle 21, Spazioscenico sarà sul palco del Comunale di Soverato.