Omissione di atti d’ufficio e lesioni personali colpose: queste le ipotesi di reato avanzate dalla Procura di Catanzaro nell’avviso di conclusione indagine per Mario Verre, primario del reparto di Anestesia dell’ospedale “Pugliese”, e Francesco Quintieri, ginecologo, nell’ambito dell’inchiesta su quanto accaduto a Catia Viscomi, l’oncologa soveratese entrata in coma, senza esserne mai uscita, il 7 maggio del 2014 dopo un parto cesareo. I fatti risalgono alla notte del 6 maggio 2014 quando la donna, dopo aver dato alla luce il suo primogenito, entrò in coma perché nessuno in sala operatoria si accorse che la paziente non riceveva più ossigeno. I macchinari che di solito monitorano il paziente emettendo un allarme quando i valori sono sotto la media, in quel momento, stando alla ricostruzione degli inquirenti, erano stati silenziati.
La prima inchiesta avviata dal pm Emanuela Costa era stata archiviata dopo il decesso dell’unica indagata, l’anestesista presente in sala parto. Il giudice delle indagini preliminari aveva però accolto la richiesta di prosecuzione delle indagini avanzata dalla parte civile. A distanza di alcuni mesi dalla riapertura del fascicolo e sulla base dei nuovi elementi acquisiti, il sostituto procuratore Debora Rizza ha chiuso le indagini nei confronti dei due medici catanzaresi. Secondo l’accusa, Verre avrebbe omesso di intervenire nonostante le segnalazioni ricevute dai colleghi sui comportamenti anomali dell’anestesista. Quintieri, invece, sarebbe dovuto intervenire come capo equipe per evitare la disattivazione degli allarmi dei macchinari che monitoravano l’ossigenazione della paziente. Gli indagati hanno venti giorni di tempo, dal momento della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, per presentare memoria difensiva o chiedere di essere ascoltati dal pm. Solo dopo la Procura deciderà se insistere con la richiesta di rinvio a giudizio o, al contrario, procedere con una nuova richiesta di archiviazione.