“Un testo di stupefacente violenza che viaggia su un tappeto di falsa pacatezza, falsa comprensione, falso amore” (Corriere della Sera – Magda Poli).
“Un testo forte e sottile, un percorso ineccepibilmente convincente” (La Stampa – Masolino D’Amico).
“Una drammaturgia intensa, dialoghi spietati e reali, parole che feriscono apposta per aiutarci a comprendere. Un piccolo gioiello” (Avvenire – Fulvio Fulvi).
Le botte sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco (da un’operatrice di un Centro antiviolenza).
Non so quanto c’entri il femminicidio con questo lavoro. Ma di sicuro c’entrano i rapporti di potere all’interno della coppia, di cui quasi ovunque si trovano tracce.
Il nuovo e sconvolgente spettacolo di Saverio La Ruina, Polvere, approda al Teatro del Grillo, per rendere omaggio a un calabrese pluripremiato (quattro premi Ubu come attore e come drammaturgo).
Saverio La Ruina si forma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone e lavora, tra gli altri, con Leo De Berardinis e Remondi & Caporossi. Nel 1992 fonda la compagnia teatrale Scena Verticale, con la quale è presente nei maggiori festival e teatri italiani e all’estero. Tra i maggiori riconoscimenti: due Premi Ubu 2007 con Dissonorata (‘miglior attore’ e ‘nuovo testo italiano’), il Premio Ubu 2010 con La Borto (‘nuovo testo italiano’), il Premio UBU 2012 (‘migliore attore’ per l’interpretazione di Italianesi) Nel 2010 ha ottenuto anche il Premio Hystrio alla Drammaturgia e nel 2015 il Premio Lo Straniero e due Premi Enriquez.