La Lega Navale Italiana (LNI), Delegazione di Davoli, nell’ambito della mostra d’arte “Mediterraneo: un mare d’arte e cultura” abbinata al concorso d’arte, è lieta di annunciare il terzo appuntamento culturale di gennaio dal titolo
Dieta Mediterranea come Prima Medicina: Valore Culturale e Salutistico
che si terrà venerdì 22 gennaio 2016 alle ore 16.30 presso il Centro Polifunzionale della Cultura di Via Pitagora in Marina di Davoli, sede della mostra.
Il pattern prevalentemente, ma non esclusivamente, vegetale unitamente ad un ridotto contenuto in grassi saturi (< 8% in valore energetico) della Dieta Mediterranea è considerato la base della ridotta incidenza di patologie a carattere degenerativo, di alcune forme di tumore, e dell’elevata attesa di vita in alcune popolazioni.
La presenza di una grande varietà (anche cromatica) di frutta ed altri vegetali (verdure, cereali etc.) garantisce alla Dieta Mediterranea una notevole diversità di sostanze genericamente definite antiossidanti, alcune delle quali dotate di importanti attività biologiche, salutistiche, preventive di patologie umane gravi anche connesse all’obesità. Il valore della costante presenza dell’olio extra vergine di oliva (OEO) nella Dieta Mediterranea gioca un ruolo fondamentale, tra l’altro, per la sua capacità di incrementare i livelli di colesterolo HDL ed abbassare quello LDL riducendo il rischio cardiovascolare mediante le sua attività antipertensiva, antiaggregante, antinfiammatoria, antiaterosclerotica.
Di straordinaria importanza, anche se di più recente acquisizione, è l’azione di specifici componenti della Dieta Mediterranea nella modulazione di fondamentali processi neurobiologici. Il consumo di acidi grassi polinsaturi (PUFA)omega-3 è una delle interazioni tra cibo ed evoluzione cerebrale meglio studiate. L’acido docosaesaenoico (DHA) è uno dei PUFA omega-3 più abbondanti nelle membrane dei neuroni dove svolge un ruolo importantissimo, particolarmente nella fase di sviluppo cerebrale, sia nel grembo materno che dopo la nascita. Il nostro organismo non è in grado di produrre DHA ed è interamente dipendente da quello presente nella dieta, prevalentemente nel pesce (salmone, pesce azzurro etc.), nelle mandorle, noci e noccioline . Nel corso degli ultimi cento anni, nelle società a forte sviluppo industriale, il consumo di acidi grassi saturi è aumentato parallelamente alla riduzione del consumo di PUFA n-3 (DHA) e ciò è stato direttamente correlato ad una incidenza più elevata di depressione maggiore (ed anche post-partum) in Paesi come Stati Uniti e Germania. In uno studio apparso sulla prestigiosa rivista dell’American Medical Association (JAMA) di giugno 2015 è stato dimostrato come l’aderenza alla dieta mediterranea per un lungo periodo (6 anni) ha un impatto significativo sulla memoria rallentando il declino cognitivo rispetto al controllo.
Molti dei suddetti effetti salutistici sono stati monitorati in maniera accurata da studiosi americani (e non solo) già negli anni cinquanta e sessanta tra le popolazioni di Creta, altre aree geografiche greche, del sud dell’Italia, Marocco, Spagna e Portogallo. Traccia della Dieta Mediterranea è stata anche scoperta in reperti archeologici e per tutto quanto essa rappresenta per i popoli e le loro tradizioni è stata definito nel 2013 patrimonio intangibile dell’umanità dall’Unesco che ne ha descritto anche un dettagliato disciplinare.
Pertanto, per saperne di più degli aspetti storici, culturali e, quindi, salutistici della Dieta Mediterranea sono stati invitati a parlarne docenti dell’Università della Calabria (Prof.sse D. Bonofiglio e S. Catalano) e della Magna Graecia di Catanzaro (Prof. A. Pujia), il Dott. Giuseppe Perri (ASP, CZ) in un workshop avviato dall’Archeologa Silvana Iannelli (RC) e moderato dal Prof. S. Andò (Unical).