Egregio Presidente,
Egregio Assessore,
è con un macigno di indignazione e dispiacere che le scrivo. Per l’ennesima volta, una coltura dell’azienda agricola di cui sono titolare a San Vito sullo Ionio, viene devastata dai cinghiali. Questa volta è stato il turno di 1000 piante di broccoli, cavolfiori e cicorie: quasi tutte scalzate, in un terreno che sembra sia stato attraversato da un trattore impazzito. Voragini profonde in alcuni casi quasi mezzo metro, canali di irrigazione distrutti. Ho speso tempo e denaro per impiantare una coltura dalla quale, io e miei soci, non ricaveremo quasi nulla.
Questo è l’ennesimo esempio del totale fallimento di un metodo di selezione dei cinghiali nato sbagliato. Chi sono i ‘selettori’ individuati dalla Regione Calabria al fine di abbattere i cinghiali? Quali, quanti e dove abbattono i cinghiali? Perché non esiste la possibilità per gli imprenditori agricoli, di poter essere messi in contatto con i selettori del territorio, al fine di segnalare situazioni critiche come quelle accadute all’azienda di cui sono titolare? É chiaramente un approccio sbagliato: si cerca di contrastare malamente un fenomeno ormai fuori controllo, generato da sconsiderati ‘ripopolamenti’, peraltro anche sostenuti, nei primi anni 2000, dalle stesse istituzioni regionali e provinciali.
Sono stati immessi nei nostri boschi cinghiali provenienti dall’est europeo, estremamente più prolifici della specie endemica italiana, con il solo fine di aver maggiore quantità di animali da cacciare (!!). Le conseguenze di tutto ciò le paghiamo noi agricoltori, totalmente abbandonati da quelle istituzioni che dovevano quanto meno essere in prima linea a finanziare – a fondo perduto – l’installazione di recinti elettrificati a protezione dei terreni coltivati, a maggior ragione nei casi di aziende condotte da giovani imprenditori, che hanno scommesso il proprio futuro in Calabria.
Gli stessi giovani, come me, che hanno contratto mutui al fine di acquistare i terreni da coltivare, e per anni, grazie alla vostra assenza e lontananza, lavoreranno solo per pagare un rateo mensile alle banche! Distruggere una intera coltura, per cause totalmente riconducibili alle stesse istituzioni, significa mettere in grave difficoltà un giovane imprenditore agricolo. Caro Presidente, caro Assessore: il 15esimo giorno di ogni mese, la banca pretende il pagamento del rateo, a prescindere dalla distruzione di una coltura. E lo pretende dagli agricoltori, non certo da chi continua a non tutelarli.
Grazie lo stesso per l’attenzione che vorrete dedicarmi, almeno per condividere da vostri lontani uffici un po’ della mia indignazione.
Roberto Galati
Amministratore Unico –
Azienda Agricola ‘I Casali di Postaglianadi srls’