Circolano notizie angoscianti: invecchiamento della popolazione; morti che superano le nascite, cioè nascite che non avvengono; e l’ultima, l’emigrazione degli Italiani all’estero, con il corollario interno, dal Sud al Centronord.
E pochi fanno notare che l’emigrazione all’estero, come del resto anche quella Sud Nord, non sono più quelle dei manovali tipo anni 1950, ma di professionisti qualificati, che si formano in Italia, o in Calabria, quindi a spese delle famiglie, della Calabria e dell’Italia e vanno a portare altrove la loro professionalità; così l’altrove cresce sulle nostre rovine come Roma su quelle di Alba Longa.
Del resto, che deve fare un ragazzo ben laureato che non trova un adeguato lavoro? Aspettare a vita il mitico posto fisso sotto casa, grazie al parente politicante: ma ormai non ci crede nemmeno la mamma più ingenua! E del resto, che ha studiato a fare, che so, fisica nucleare, per appoggiare a vita le terga sulla vecchia sedia dell’Ufficio Tecnico di un polveroso Comune?
Non scherzo: ci furono anche i laureati in greco classico finiti alla Regione, un posto qualsiasi purché fisso, dove hanno dimenticato l’esistenza dell’aoristo terzo, ma questo appare loro di nottte come incubo, a perpetua frustrazione dell’esistenza.
Attenti, all’estero, o, nel nostro caso da Sud a Nord, non solo pagano meglio, il che non spiace di certo; non solo: offrono considerazione, stima, aggiornamento professionale e progresso, tecnologia e ambienti decisamente migliori sul piano umano; e, spesso, lavoro flessibile.
Checché si legga sui libri di scuola, il problema della vita non è guadagnare i soldi, è spenderli, cioè vivere in modo soddisfacente. Per venire a noi, il Sud e la Calabria in specie offrono giusto il mare d’estate; e a quanto pare nemmeno il resto d’Italia sciala.
Occorre una rivoluzione nel senso di reazione. Bisogna urgentemente spazzare via la sottocultura piagnona che imperversa sui libri di scuola, nei romanzi e al cinema; e che pare fatta apposta… o è fatta apposta per creare un popolo di depressi e politicamente corretti.
Quelli di destra, oggi al potere, sostengono, a ragione, che la colpa è della cultura di sinistra. Vero: però, in tredici mesi, la cosa più di “destra” (si fa per dire) che abbiamo visto è un film sul sommergibilista (non si sa di quale guerra!!!), che però si credeva un’organizzazione non governativa, e andava per mare a salvare naufraghi invece di provocare affondamenti come era suo preciso dovere.
Insomma, noia e lacrimucce a settecentoventi gradi. Per forza chi può emigra.
Ulderico Nisticò