Premesso che non mi fa piacere proseguire in questa polemica, ma che come gruppo Ripartiamo abbiamo il dovere istituzionale, più volte ribadito, di sollevare dubbi di legittimità sull’operato dell’amministrazione, laddove riteniamo che questi esistano, non posso esimermi dal denunciare le falsità di quanto dichiarato dal sindaco Papaleo nel suo ultimo intervento.
Lo faccio in prima persona, pur consapevole di cadere nella trappola evidente di chi ha l’interesse di spostare l’asse della discussione dal piano politico, sul quale il sindaco dimostra sempre più di non avere argomenti, a quello personale, attaccando con sempre maggior livore chi, come il sottoscritto, ha dato da sindaco con umiltà il proprio contributo al miglioramento della nostra comunità, continua a farlo tuttora dai banchi dell’opposizione e del cui lavoro ancora si stanno raccogliendo i frutti.
Per cercare di giustificare l’attuale allegra gestione della cosa pubblica il sindaco non trova altro di meglio da fare che buttare fango sulla mia persona, e così cita, a dimostrazione di presunte illegittimità che anche io avrei commesso, la delibera di giunta del marzo 2005 e quello di Consiglio Comunale del maggio 2008, le cui copie, peraltro, in assenza del segretario, mi ha gentilmente fornito e che, per chi ha tempo e voglia di leggere, sono allegate alla pagina Facebook del gruppo “Ripartiamo”, anche perché così ciascuno può farsi un’idea, documentata, di come stanno veramente le cose e di chi, invece, “mente e abbozza falsità”.
Avendo certamente avute in mano le suddette delibere, mi chiedo: ma il sindaco le ha lette? Le ha capite? Mente spudoratamente o si affida per i suoi comunicati a terzi che magari, per ignoranza della materia o semplicemente perché accecati dalla voglia di colpire l’avversario, guardano le carte con superficialità, confondendosi sui contenuti delle stesse e riportando corbellerie?
Gli consiglierei, in questo caso, prima di mettere nero su bianco, di verificare quanto gli propinano. Dalle delibere citate, infatti, si evince l’esatto contrario di quanto da lui affermato: non è stata effettuata alcuna vendita di beni comunali con delibera di giunta: la delibera del 2005, come anche i non addetti ai lavori possono comprendere, è un semplice atto di indirizzo al dirigente amministrativo per la verifica della legittimità di una richiesta di cessione di aree comunali; mentre la delibera (di Consiglio, come dovuto) del 2008 è il parere favorevole alla vendita dell’area ai tre (a tutti e tre e non ad uno solo) richiedenti.
E’ utile ricordare che, a suo tempo, il regolamento comunale che stabilisce i limiti dei cosiddetti reliquati ancora non esisteva; pur tuttavia stiamo parlando di aree che erano ben al di sotto dei limiti attualmente fissati, dalla cui vendita il Comune ne ha tratto diretto vantaggio, anche in riferimento al prezzo applicato (€ 50,00 a mq), determinato sulla base del valore commerciale del bene, ben superiore a quello che invece applica oggi l’amministrazione (c/a € 19,00 a mq).
Rivendico con orgoglio di aver sempre operato, anche in quell’ occasione, con l’obiettivo di tutelare il bene comune; ora mi pare che il bene da tutelare si identifichi in quello di alcuni privati, a scapito della collettività.
Tornando alle dichiarazioni di Papaleo, il sindaco, oltre ad auto incensarsi, si vanta di non ricorrere ad affidamenti diretti per prestazioni e forniture; premettendo che considero legittimo tale operato quando si tratta di importi al di sotto delle soglie stabilite per regolamento, purché fatte secondo i principi di rotazione e di economicità, trasparenza vorrebbe che si dichiarasse apertamente che la gran parte delle determine dei dirigenti in tal senso (tutte riscontrabili dagli atti), non sono caratterizzate da procedure di evidenza pubblica, e non si dichiarasse invece il contrario.
La trasparenza e la legalità non vanno enunciate ma praticate, giorno per giorno, atto per atto, e lo si può fare solo se si è liberi da lacci e lacciuoli imposti da chi sta intorno, se non si è ostaggio di gruppi di potere e fazioni che assicurano il proprio sostegno in cambio di contropartite.
Nel momento in cui, ad avviso di chi scrive, entrambe vengono eluse, piaccia o non piaccia ai nostri amministratori, la minoranza ha il diritto/dovere di denunciare, ancor più quando si trova davanti una maggioranza supponente, poco avvezza al confronto politico, nonostante affermi il contrario, più portata alla rissa mediatica, poco incline al rispetto di regolamenti e leggi; un esempio per tutti: la vicenda del mancato rispetto della parità di genere nella composizione della giunta che ha rappresentato una pagina vergognosa nell’avvio dell’attività di questa amministrazione.
Una cosa è certa, l’abbiamo detta come gruppo e lo ribadiamo, la nostra vigilanza sull’operato dell’amministrazione sarà sempre attiva e senza sconti. Ce lo richiede il nostro ruolo, nel rispetto dei cittadini che ci hanno votato, ma principalmente a tutela di tutta la comunità davolese.
Cosimo Femia