Dalla Chiesa


È l’anniversario della morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e tutti ripetono che è stato ucciso dalla mafia. Avranno anche ragione, alla lettera; però nessuno, come al solito, si pone alcune domande:

– perché il generale fu nominato prefetto di Palermo, però non gli furono assegnati i poteri che ciò comportava; e qui è inevitabile il confronto – del tutto perdente per la Prima repubblica – con il prefetto di Palermo Cesare Mori, che negli anni 1930 annientò la mafia;

– chi fu responsabile di aver mandato Della Chiesa in trincea, e così palesemente senza strumenti di operatività: e mi riferisco a chiunque di quei governicchi Spadolini fino al 7 agosto 1982, ministro dell’interno il DC Rognoni; seguito da un governicchio Fanfani V, ministro dell’interno sempre Rognoni; presidente della repubblica, Pertini;

– se è vero che Dalla Chiesa quella sera del 3 settembre 1982 viaggiò sopra un’utilitaria guidata dalla moglie e con un solo agente di scorta in motocicletta, e tra gli intricati vicoli di Palermo.

 Non mi risponderà nessuno, e del resto sono tutti morti, i suddetti responsabili; e morti nel loro letto. Le ondate di retorica le lascio a chi ci campa sopra.

 È stata la mafia? Certo, come racconta un antico apologo calabrese: se manca una pecora, se l’è mangiata il lupo, dichiara il pastorello al padrone che stava contando il suo gregge. Ma una cosa è chi esegue (e forse non ha visto vivo l’alba del giorno dopo!!!), altra è chi manda; e altra è chi tace sull’essenziale mentre diluvia di parole il giorno della cerimonia.

Ulderico Nisticò