Cultura di destra: e sono due


 Non conosco bene i fatti, e, francamente, me curo poco: però, dopo il caso Sangiuliano, non passano giorni e abbiamo un caso Giuli. Se la veda il governo, se è opportuno.

 Io qui, come del resto faccio anche sulla stampa ufficiale nazionale di destra, cerco di argomentare sulla cultura; e dichiaro che, da sempre, ci sono persone di cultura di destra, però non c’è una cultura di destra nel senso di un’attività organizzata. Esempio: se si fa una rassegna stampa, vengono presi in considerazione giornali di area liberale tendente al centro, e quasi mai quelli di destra propriamente detta.

 Altro esempio: avete mai visto un film di destra? Uno pareva l’avessero girato, quello sui sommergibilisti: e dopo un quarto d’ora è diventato… un film sulle ONG! Come dire che l’infezione del politicamente corretto dilaga pure a destra!

 Del resto, lasciatemi un ricordo personale. Verso il 1992 uscì una specie di elenco ufficiale della cultura di destra, una cinquantina tra cui me. Di questi, me in testa, quasi nessuno aderì, il 15 gennaio 1995, ad Alleanza Nazionale, cui dunque rimase ben poco su cui fare affidamento.

 Perché non aderimmo quasi nessuno? Perché delle due era l’una: o fingere di non leggere le cosiddette Tesi di Fiuggi, o respingerle in blocco. Intanto la destra entrava a gonfie vele in governi nazionali dal 1994 al 2011, e in tutto questo epocale lasso di tempo la sua cultura ufficiale restò poco e niente.

 Quando la Meloni – cui per il resto va la mia approvazione quasi totale – ebbe e ha bisogno di ministri della Cultura, e annessi, ha dovuto pigliarsi quello che trovava e trova. E, come ho dimostrato di sopra, non ha molto da scegliere.

 Non ha, e non si affanna a cercare. Da ciò spuntano i trovatelli.

 A proposito: anche la Calabria ha una maggioranza di centrodestra; ebbene, è molto carente ogni politica culturale di destra, manco di centrodestra.

Ulderico Nisticò