Leggo che l’Assessorato regionale alla cultura – sempre Spirlì, ma nella veste – ha concesso a un certo paese, che non nomino, ma credo abbia fatto lo stesso per altri, la trimalcionica e pantagruelica somma di euro 7.621,00 – immagino lordi – per la valorizzazione culturale. Siamo ad ancora meno di Caligiuri, che si spingeva fino a 10.000, tranne che per il Sirleto, in cui investì la folla somma di euro zero; e il risultato fu zero.
Spiegatemi voi, con settemila euro lordi, cosa si può “valorizzare”! Ora lo so, e quindi non affannatevi a darmi lezioni, che sono diavolerie dell’EU, regolamenti, trappole… E che la Regione è nelle condizioni precarie che è, anche giuridicamente… Ma siccome fanno tutti così, contributi a pioggia dal 1970, la ragione profonda è un’idea sbagliata della cultura, tipica del politicante calabrese: che, con la scusa che tutto fa cultura, si danno quattro soldi ciascuno, così l’assessore locale paga la sagra del peperone ripieno e il complessino del potenziale elettore. Hanno fatto sempre così, è un vizietto.
Per ridere, e con profondo rispetto per il grande etnologo, sono Lévy-Strauss della domenica: siccome ogni tarantella è cultura, ecco i soldi per la sagra del latticino.
Io che farei, se mi chiedessero? Tranquilli, non succederà mai, proprio per quanto qui leggerete. Io, se fossi, per una consiliatura, l’assessore, deciderei così: un tema importante ogni anno, su cui concentrare le risorse, non solo finanziarie, ma umane.
Per il 2021, Dante e Gioacchino da Fiore; quindi la Calabria medioevale, con castelli chiese borghi…
per il 2022, Magna Grecia, che è una cosa molto più complessa che nominare a caso Pitagora; e l’archeologia grecoromana;
per il 2023, i Romei (rozzamente detti Bizantini), con arte e letteratura, e, in generale, il greco e neogreco di Calabria, e il dialetto;
per il 2024 – sorpresa! – la Calabria moderna e contemporanea, con le insurrezioni contro i Francesi e quelli pro, poi i fenomeni sociali dell’emigrazione (che è non solo lacrimatoio), poi la splendida e sconosciuta stagione del futurismo calabrese…
Come avete capito, nel mio programma quadriennale non c’è spazio per arruffoni, chiacchieroni, tuttologi, fiaccolate, palloncini a coniglietto e piagnoni retribuiti. Se io, assessore, avessi bisogno di esperti dei Romei, non chiamerei certo chi mi ripete che furono monaci, seicento anni di monaci, erroneamente detti basiliani; se di Italioti, non starei a sentire chi spaccia per vegano Milone; se Dante… Se voglio girare un film, mi servono autori, sceneggiatori e un regista… Insomma, mi servono competenti sul serio, non parenti del sindaco.
Ora capite perché invece vogliono 7.621 euro a paese, così possono dare 300 € al professor X per dire che Dante amava Beatrice senza vie di fatto; e 300 al cantautore dilettante, e 3.000 ai prodotti tipici del supermercato. Fine dei soldi, perché già ai settemila va tolta l’IVA etc.
Tranquilli, amici lettori, non sarò mai assessore, e nessuno mi chiederà consiglio, nemmeno gratis. L’unica volta che qualcuno mi chiese… finì in pagliacciata, e ve lo racconterò se si verifica una certa candidatura: ragazzi, non si spara in aria, si spara a bersaglio. Metaforicamente parlando, s’intende.
Intanto diranno però che ho ragione, ovvio. E la Calabria resterà per sempre provincialotta e pacchiana.
Ulderico Nisticò