Crollo a Vipiteno


È caduto il ponte di Genova; la strada di Germaneto è un rattoppo continuo per guasti; in Sicilia un viadotto cade appena costruito; e ora il palazzetto di Vipiteno, nell’autonoma e superforaggiata provincia di Bolzano. Insomma, succede in tutta la Fatal Penisola, e non solo nel disperato Meridione.

A Vipiteno il crollo è dovuto alla neve: attenti, in provincia di Bolzano, cioè sulle Alpi, a 950 metri sul mare; cioè in un territorio dove la neve non è eccezionale come a Soverato, ma una costante; e dove fin dai tempi della Mummia di Similaun si costruiscono edifici che non crollano sotto la neve. E dove ogni progetto edilizio deve tenere conto della neve. Neve, per altro, quella di ieri, di appena 30 cm., una spolverata.

Nemmeno i ponti della 106 – ufficialmente “beni storici” per aver felicemente superato l’età di anni 70 (fatevi due conti!) – crollano minimamente; mentre lo svincolo di Borgia è caduto due volte di seguito.

Io non faccio l’ingegnere, però, a fiuto, dichiaro che sono stati fatti con i piedi i progetti, che sono stati eseguiti con i piedi, che è stato usato materiale di ventesima scelta pagato per di primissima, che i collaudi sono stati effettuati con i piedi oppure da casa per telefono e scartando i pacchi regalo… Manutenzione? Ahahahahahahah!

A proposito, per Genova, con decine e decine di morti, finora, che io sappia, non è in galera nessuno. Ah, nemmeno per Germaneto, eccetera.

Insomma, il marcio è generale, e parte dal progetto… anzi, dalla volontà di costruire o far passare strade dove non si dovrebbe; dal progetto, agli appalti; dagli appalti, agli acquisti di materiale; ai lavori e ai direttori dei lavori; infine ai controlli amministrativi e giudiziari.

A Vipiteno, il crollo è avvenuto all’alba, quindi senza morti. Se fosse avvenuto – con la stessa probabilità – in qualche altro orario, oggi avremmo manifestazioni di dolore e autorità “sconcertate” e fiaccolate e palloncini a forma di teschio… tutte le sceneggiate che si organizzano subito in casi del genere. Finita la festa, tutti a casa, in testa i colpevoli.

E poi basta: e lo sapete che per il Vajont (io avevo 13 anni!) non ha pagato nessuno?
E invece, basta colpirne uno per educarne cento: in galera galera, non domiciliare, i colpevoli.

Ulderico Nisticò