Covid-19, anche i vaccinati dovranno indossare sempre le mascherine e rispettare il distanziamento


Martedì 8 dicembre sono iniziate le vaccinazioni pubbliche contro il coronavirus SARS-CoV-2 in Occidente, le prime al di fuori degli studi clinici. In pratica, è stata avviata l’attesissima campagna vaccinale di massa, che al momento vede coinvolti i cittadini del Regno Unito (che ha approvato in anticipo l’uso del vaccino anti COVID). L’unica preparazione coinvolta, al momento, è la BNT162b2 sviluppata dalla casa farmaceutica americana Pfizer in collaborazione con la società di biotecnologie tedesca BioNTech, della quale è stato appena dimostrato che inizia a proteggere dopo una decina di giorni dalla prima iniezione (ne sono previste due). Siamo dunque a un punto di svolta contro la pandemia di COVID-19, ma sulla base dei dati attuali è fondamentale che tutti – compresi i vaccinati – dovranno continuare a indossare le mascherine ancora a lungo, così come rispettare le norme sul distanziamento sociale e le altre restrizioni.

Il motivo principale per cui le persone vaccinate debbono ancora rispettare il distanziamento fisico di almeno un metro, curare in modo certosino l’igiene delle mani (con acqua e sapone o un gel idroalcolico) e indossare le mascherine è soprattutto uno; ad oggi non è chiaro se i vaccini anti COVID siano in grado di proteggere dalle infezioni asintomatiche e per quanto tempo. Nel caso specifico della preparazione BNT162b2, ad esempio, è certo che l’efficacia del 95 percento – certificata anche dalla FDA americana – fa riferimento alle infezioni sintomatiche. In parole semplici, su 100 persone, 95 non svilupperanno sintomi della COVID-19. Si tratta di un risultato estremamente significativo, tenendo presente la gravità dell’infezione in una parte dei contagiati e il numero di morti causati dalla pandemia sino ad oggi (oltre 1,5 milioni nel mondo e più di 60mila in Italia, sulla base della mappa interattiva dell’Università Johns Hopkins).

Tuttavia, se non dovesse proteggere dalle infezioni asintomatiche, il virus continuerebbe a circolare, e i vaccinati di conseguenza continuerebbero a diffonderlo indisturbati nelle comunità, con tutti i rischi che ciò comporta. Non solo per le persone non ancora vaccinate – ci vorrà tempo per proteggere tutta la popolazione e raggiungere l’agognata immunità di gregge -, ma anche perché più tempo ha a disposizione il virus per circolare, maggiori sono le probabilità che possa sviluppare mutazioni potenzialmente in grado di neutralizzare gli effetti del vaccino. A maggior ragione se dovesse passare agli animali e poi risaltare all’uomo, come accaduto negli allevamenti dei visoni.

“Molte persone pensano che una volta vaccinate non dovranno più indossare le mascherine”, ha dichiarato al New York Times il professor Michal Tal, immunologo presso la prestigiosa Stanford University. “Sarà davvero fondamentale per loro sapere se dovranno continuare a indossare le mascherine, perché potrebbero ancora essere contagiose”, ha aggiunto lo studioso. La ragione per cui si pensa che i vaccini anti COVID non proteggano dalle infezioni asintomatiche, o almeno da una parte di esse, risiede nel fatto che la via di accesso principale del virus è il naso. Quando si viene infettati naturalmente, nella maggior parte dei casi il virus penetra nel naso e inizia a replicarsi sulla mucosa nasale, dalla quale poi può diffondersi verso i polmoni e altri organi. È proprio sulla mucosa nasale che si concentra la prima linea di anticorpi sviluppata dal sistema immunitario in grado di proteggere da una ulteriore esposizione.

I vaccini, perlomeno i primi che saranno distribuiti, vengono invece somministrati per via endovenosa, pertanto gli anticorpi circolano nel sangue e non sono immediatamente concentrati nel naso, come invece si otterrebbe attraverso un vaccino nasale (ne esistono alcuni contro l’influenza). Va dunque capito quanto tempo impiegano gli anticorpi circolanti a mobilitarsi verso il naso e quanto tempo il patogeno impiega a replicarsi, prima di poter dar vita all’infezione o essere annientato dalle cellule immunitarie. “È una gara: dipende se il virus può replicarsi più velocemente, o se il sistema immunitario può controllarlo più velocemente”, ha dichiarato al New York Times la professoressa Marion Pepper, immunologa dell’Università di Washington a Seattle.
Servono ulteriori studi

“Prevenire le malattie gravi è più facile, prevenire le malattie lievi è più difficile e prevenire tutte le infezioni è ancora più difficile”, ha affermato il professor Deepta Bhattacharya, immunologo dell’Università dell’Arizona. “Se il vaccino è efficace al 95 percento nel prevenire le malattie sintomatiche, sarà sicuramente meno efficace nel prevenire tutte le infezioni”, ha aggiunto l’esperto. Ancora non sono stati forniti dati sulla protezione dalle infezioni asintomatiche per tutte le preparazioni in sviluppo, ma arriveranno nelle prossime settimane e avremo più chiaro il quadro complessivo dell’efficacia dei vaccini.

Gli scienziati pensano che essi riducano sensibilmente anche le probabilità di essere infettati, ma naturalmente saranno necessari studi ad hoc per averne la conferma. Pfizer, ad esempio, in un sottogruppo di partecipanti allo studio di Fase 3 andrà a caccia di anticorpi contro la proteina N del coronavirus, dalla quale il vaccino non protegge (perché considerata non cruciale nel meccanismo dell’infezione, a differenza della critica proteina S). In base alle percentuali di anticorpi rilevate contro la proteina N, si capirà in quanti partecipanti sono stati infettati in modo asintomatico. Altre case farmaceutiche condurranno esperimenti affini. In attesa di conoscere bene tutti questi dati, tutti i vaccinati dovranno comportarsi esattamente come chi è ancora a rischio di contrarre l’infezione. (fanpage.it/)