Premessa: i 76 contributi e finanziamenti regionali per la cultura sono concessi con un criterio molto calabrese, ovvero “cuntentamu nu pocu a tutti”; detto, in politichese, a pioggia. Ognuno ha dato quattro soldi a ognuno; e senza alcun disegno organico, senza alcuna idea generale… Del resto, un Oliverio e una Giunta di Alto Profilo che manco annoverano un assessore alla cultura, si vede bene che della cultura se ne fregano. Lo ripeto da quando ci stanno sulle loro sedie, e quest’ultimo atto ne è sufficiente prova.
In questo elenco di fortunati vincitori dei quattro soldi a testa manca qualsiasi cosa di Soverato e dintorni. Ora qualcuno risponderà – ma non rispondono, quando hanno la coda di paglia – arrampicandosi si muri lisci dell’articolo Tale comma Talaltro del bando… La sostanza è che Soverato e dintorni non pigliano nemmeno una delle elemosine regionali “a cranio”.
Lo stesso per tutto il resto del territorio dall’Assi al Corace al Cucco, con la sola eccezione di Amaroni, noto paese del miele. Eh, le api, quanto ne fanno, le api! Aveva ragione Virgilio, Georgiche, IV.
Tutti gli altri paesi, Soverato in testa sono rimasti, oggi ho voglia di dialetto, “all’urma”; però, sempre in dialetto, c’è che “palumbu mutu non po’ essera servutu”; ovvero “u sula scarfa a cu vida”. Qui i colombi sono rimasti afoni, il sole (chiedo scusa al re del cosmo per averlo paragonato a Oliverio e Viscomi) non ha visto nessuno di Soverato.
Cosa ha fatto, Soverato, per ottenere denaro? Quali progetti? E chi ha concepito progetti e idee? A quanto pare, niente e nessuno. Il teatro comunale, che nel 2015-6 ha fatto le ragnatele, farà nidi di ragno anche per il 2016-7. Eppure un responsabile politico comunale aveva annunziato, sulla stampa, già nel ’15 l’arrivo di una valanga di soldi, e invece non arrivarono; né, stando all’elenco dei 76, si fece qualcosa per ottenerne.
Manca, a Soverato, la cultura? Macché, ne abbiamo anche troppa. Mancano le idee? Beh, siccome ognuno parla per sé, venite a Davoli stasera, il 10, e a Petrizzi l’11 e il 12.
Manca l’organizzazione della cultura, cioè quella capacità di affidarsi a chi sa e a chi può. Se Giulio II avesse ragionato in termini di “chirhu esta amicu do meu” (in versione dialetto ligure), avrebbe fatto dipingere la Sistina a un imbianchino di Savona e non a Michelangelo. Ovvero, compito del responsabile politico è rendersi conto del valore oggettivo degli amici, e, costatato essere scarso, saper chiedere a chi sa e può. Vale per il teatro, vale per riunioni di quattro gatti spacciate per eventi. Essere amici non significa essere bravi.
Oppure, se si rifiuta una proposta da chi sa e può e offre, almeno poter dire che si ottengono soldi per riempire il teatro con grandi compagnie, i convegni con grandi nomi genuini e non millantati. Come sappiamo, soldi regionali Soverato non ne ha presi; e ha rifiutato proposte gratis. A proposito: Soverato è come la Regione, non ha un assessore alla cultura.
La cultura soveratese che fa, protesta? Ma no, non sarebbe educato: dorme. L’opposizione? Scherziamo, opposizione, a Soverato?
Ulderico Nisticò