Una italiana, la cui identità resta riservata, ha effettuato nel 2011 uno scambio di studi presso l’Università di Ginevra nell’ambito del programma universitario europeo Erasmus.
Doveva svolgere delle ricerche per completare la sua tesi e aveva lavorato in un laboratorio dell’Università di Ginevra utilizzando campioni del virus dell’AIDS.
Rientrata in Italia, ha continuato una vita normale fino al 2019, quando, durante un esame per poter donare il sangue, ha scoperto di essere positiva al virus dell’AIDS.
Resta però il mistero su come l’abbia contratta. Tuttavia i laboratori italiani. rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, hanno concluso, sulla base del sequenziamento genetico, che il virus portato dalla giovane “è identico a quelli ideati nel laboratorio” di Ginevra.
A sostegno di queste conclusioni. La donna ha avviato una battaglia legale che si è conclusa infine con una transazione amichevole e un risarcimento di 145.000 euro. L’accordo prevede la rinuncia al procedimento giudiziario.