È giunto alle fasi conclusive il processo relativo all’operazione “Lex Genucia”, eseguita dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme e coordinata dalla Procura della repubblica che, nel 2012, portò alla sbarra dieci persone arrestate con l’accusa di aver vessato con prestiti usurari diversi imprenditori locali che versavano in forti difficoltà finanziarie.
Al vaglio della Corte di Cassazione, infatti, sono giunte le posizioni giudiziarie di sei dei dieci indagati di allora: degli altri tre la situazione è tuttora al vaglio della magistratura mentre un altro ha, nel frattempo, già patteggiato la pena.
La Suprema corte, dunque, ha ritenuto esatte le conclusioni investigative dei finanzieri e l’impianto accusatorio della Procura lametina, ribadendo ancora una volta la responsabilità penale dei sei imputati, che avevano proposto ricorso rispetto alle condanne già subite in primo e secondo grado.
La Corte di cassazione, inoltre, nel dichiararli definitivamente colpevoli di usura, ha disposto pure per due di loro la confisca, anch’essa definitiva, dei beni già sequestrati. Così, nei giorni scorsi, le fiamme gialle hanno eseguito la misura oramai irrevocabile che ha riguardato proprietà del valore complessivo che supera gli 1,5 milioni di euro.
Il provvedimento ha interessato beni immobili, fra cui due ville nel lametino, denaro per oltre 100 mila euro, beni mobili di pregio e quote societarie di una nota impresa tuttora operante sotto la gestione dell’amministrazione giudiziaria.
Tutto il patrimonio è stato dunque tolto dalla disponibilità materiale dei condannati per essere trasferito allo Stato che dovrà destinarlo a fini istituzionali o sociali.