Confagricoltura Catanzaro – Placida: «I dettami europei hanno messo in ginocchio l’agricoltura calabrese»


Non ce l’ha con L’Europa ma con le scelte fatte in materia agricola, il Presidente di Confagricoltura Catanzaro Walter Placida all’incontro con i candidati alla Camera ha sottolineato la centralità economica della Calabria e la necessità di avere più voce in sede europea.

«Le becere scelte fatte dall’Europa negli ultimi due anni hanno intaccato il tessuto produttivo di questa regione che è, in larga quota basato sull’agricoltura». Con queste parole il presidente di Confagricoltura Catanzaro Walter Placida, intervenuto all’incontro di questo pomeriggio a Palazzo di Vetro dei rappresentanti delle Associazioni provinciali di Categoria con i Candidati alla Camera dei Deputati delle ormai prossime elezioni politiche, ha voluto invitare i futuri onorevoli a riflettere sulla necessità di avere voce in capitolo sulle scelte dell’UE in agricoltura. 

«In Calabria l’agricoltura rappresenta il 50% dell’esportazione. È l’unico settore che negli ultimi tre anni, nonostante la forte crisi economica, ha messo il segno più sul pil meridionale ed è il solo comparto che al momento sta mantenendo il livello occupazionale: per questo, credo, l’agricoltura pesa sul futuro della regione in una maniera non indifferente» ha detto Placida a Wanda Ferro, Antonio Viscomi, Giuseppe D’ippolito e Domenico Furgiuele intervenuti al dibattito. Con loro il segretario di Confartigianato Raffaele Mostaccioli ed il presidente di Confcommercio Pietro Falbo promotori, insieme a Confagricoltura, dell’iniziativa. Nel suo intervento il Presidente ha spiegato come «per storicità, disponibilità di spazi e cultura, questa regione non è mai stata e difficilmente sarà una regione industrializzata, per cui l’unica via d’uscita, gli unici settori su cui puntare per far crescere l’economia calabrese  sono l’agricoltura ed il turismo, che per molti aspetti sono anche intrecciati tra loro.

Ora, noi siamo i primi produttori di agrumi e clementine d’Italia, realizziamo il 17% dell’olio nazionale al secondo posto dopo la Puglia, siamo la terza regione per quanto riguarda la commercializzazione di ortaggi, ma abbiamo subito tutta una serie di nuovi regolamenti che in alcuni casi ci hanno rallentato e in altri completamente bloccato; vedi  quello sulla classificazione degli oli extravergini: viene effettuato utilizzando degli acidi grassi che incidono esclusivamente sulla colorazione del prodotto e poco hanno a che vedere con la qualità dell’olio. Ebbene questi acidi grassi subiscono delle mutazioni e danno un parametro alto se miscelati con la qualità di olive carolea tipica del catanzarese.

A questo aggiungiamo la scelta di voler attivare l’immissione di 70mila tonnellate di olio tunisino, mistificando la cosa come “aiuto al governo di Tunisi” per la questione del terrorismo. Sommiamo i patti fatti col Marocco che hanno consentito l’immissione delle clementine marocchine – e non solo di quelle – sul mercato italiano, per finire con l’embargo russo sull’esportazione di agrumi calabresi che ha provocato non pochi drammi all’economia della nostra terra». Ecco perché «servono iniziative concrete in sede europea» ha sollecitato Placida.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *