I prodotti Dop e Igp sono il petrolio di territori, in particolare piccoli comuni, perché sono in grado di fornire una forte identità. In Calabria i prodotti Dop e Igp sono ventuno, oltre ai vini e ai prodotti tradizionali censiti dal ministero.
La Calabria sviluppa un significativo valore dando lavoro a chi opera nelle filiere Negli ultimi cinque anni, l’aumento in Calabria dell’ impatto economico di Dop e Igp è stato di oltre il 20%. Queste denominazioni tutelano – come evidenzia il Ministero della sovranità alimentare- gli standard qualitativi dei prodotti agroalimentari, salvaguardarne i metodi di produzione, e fornendo ai consumatori informazioni chiare sulle caratteristiche che conferiscono valore aggiunto ai prodotti.
Un enorme patrimonio informativo per il consumatore certificato dal rispetto di rigorosi disciplinari di produzione. Va nella giusta direzione – afferma Coldiretti Calabria – l’approvazione definitiva al Parlamento Europeo della riforma delle Indicazioni geografiche (IG) dopo quasi tre anni di negoziato. Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipende la lotta al falso made in Italy che colpisce le nostre produzioni alimentari. Il contrasto alle imitazioni – aggiunge Coldiretti -aiuta la crescita di un sistema che, oltre all’impatto economico e occupazionale, rappresenta un patrimonio culturale e ambientale. Un risultato ottenuto grazie ad un costante pressing di Coldiretti in Europa.
La riforma in sintesi prevede, come richiesto da Coldiretti, lo stop alla registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di Dop e Igp. Sarà obbligatorio indicare il nome del produttore sull’etichetta di una Denominazione di Origine Protetta (Dop) o di una Indicazione Geografica Protetta (Igp), al fine di garantire la massima trasparenza ai consumatori.
Ci sarà – spiega la Coldiretti – maggiore tutela dei prodotti a indicazione d’origine anche come ingredienti in prodotti trasformati, soprattutto sul web. Il nuovo regolamento riconosce e valorizza poi le pratiche sostenibili, che comprendono aspetti ambientali, economici e sociali, inclusi il benessere animale. Inoltre – conclude Coldiretti – conferisce maggiore autonomia ai gruppi di produttori, consentendo di istituire un sistema volontario per potenziare la loro posizione all’interno della filiera.