Si è tenuto nella splendida cornice del centro storico di Nicastro l’interessante incontro organizzato dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati sezione di Lamezia Terme, dal titolo “Il valore dei dati nell’era dei big tech: cittadinanza, mercato, democrazia”, patrocinato dall’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme e da I Caffè Giuridici rassega di incontri formativi. L’introduzione dell’incontro giuridico/culturale è stato affidato all’Avv. Domenico Zaffina che ha presentato il tema e sottolineato la sua importanza dal punto di vista economico e sociale per poi dare la parola al relatore della serata l’Avv. Andrea Parisi, Presidente Regionale “Privacy Italia”.
“Ogni epoca storica – ha spiegato l’avvocato Parisi – ha avuto un prodotto, un fattore della produzione che ha trainato l’economia e ha assicurato crescita e dinamismo delle nazioni. Lo scorso secolo, al di là della sua connotazione tristemente famosa come secolo delle guerre mondiali e dell’olocausto, è stato un secolo che ha cambiato il mondo. Per lungo tempo e sino all’800 andare dalla Calabria a Roma richiedeva 30 giorni di viaggio in carrozza e 20-25 a cavallo. Poi arrivarono le prime ferrovie, l’auto, l’aereo. Fu scardinato il vincolo dello spazio e del tempo, due categorie che si cominciò a percepire in modo differente. La tecnologia aveva trasferito definitivamente ogni sforzo industriale dal muscolo all’apparato tecnologico: ecco perché il ‘900 è stato il secolo dell’energia come motore dell’economia. Tutto, perché funzionasse, andava alimentato con il petrolio. E non è un caso se nello scorso secolo la lettura del potere indicava la proprietà del mondo nelle mani delle 7 sorelle del petrolio. Il motore dell’economia del 21° secolo non è più il motore del mondo: oggi il settore di traino dell’economia è quello dei dati. Se guardiamo ai valori di capitalizzazione di Borsa delle prime 10 società al mondo nel 2018, troviamo la seguente classifica: Apple, Alphabet (casa madre di Google), Microsoft, Amazon, Tencent Holdings, Berkshire Hathaway, Facebook, Alibaba, Johnson & Jhonson e JP Morgan Chase. Otto sono americane e 2 cinesi. Di esse 7 si occupano di dati, 2 (Berkshire Hathawayt e JP Morgan Chase) si occupano si servizi finanziari ed 1 (Johnson & Johnson) si occupa di prodotti farmaceutici e di cure della persona.
La sostituzione del ruolo guida nell’economia dei dati al posto del petrolio, ha dato luogo a una espressione di senso comune quale: “I dati sono il petrolio del 21° secolo”. Il petrolio appartiene al mondo delle risorse finite, necessita di grandi investimenti per il trasporto, i dati invece si muovono da un capo all’altro del mondo alla velocità della luce e con un costo del tutto irrisorio. Infine man mano che le risorse fossili diminuiscono, le estrazioni di petrolio diventano più costose e difficili. Al contrario, con i dati la disponibilità aumenta e il costo diventa sempre più irrisorio grazie alla velocità di crescita tecnologica dei computer e dei software”.
Da qui la necessità di preservare e tutelare la privacy e i dati. “In Europa privacy è tradizionalmente un termine che richiama la dignità della persona – spiega l’avvocato Parisi – mentre in America la prima cosa che fa venire in mente è la capacità di tenere un segreto. La protezione dei dati presuppone l’esercizio di proprietà di qualcosa, in questo caso i propri dati personali. L’informativa privacy, la cosiddetta Privacy Policy si sta via via trasformando in Data Policy. La stessa denominazione del Garante è cambiata da Garante della Privacy a Garante della Protezione dei Dati Personali. I più grandi raccoglitori di dati sono i dati i Big Tech (Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft). Google e Facebook sono assieme i più grandi raccoglitori di pubblicità online, controllano i ¾ del mercato mondiale. Ma la loro raccolta può dar luogo a innumerevoli forme deviate.
Dati che da grezzi vanno analizzati. Tutte cose che contribuiscono a creare il cosiddetto Psicogramma: il profilo della persona, in base al quale si possono tracciare i tratti comportamentali di una persona e prevederne anche i comportamenti. Il che allarma e non poco. Ma la difesa dei dati personali è e deve essere un compito dello Stato. E lo Stato deve difendere i dati dei propri cittadini allo stesso modo in cui difende i confini nazionali o le proprietà pubbliche. Lo Stato deve farsi carico di questo ruolo, perché gli compete in via naturale. E le nostre classi dirigenti devono essere meno distratte sul ruolo, peso e sfruttamento altrui dei dati dei cittadini”.