Come chiarificare gli affitti in nero, anche a Soverato


 Regola generale della storia umana: quando dilaga l’anarchia, qualcuno crede che se ne giovino i poveri; e invece più c’è disordine, più si arricchiscono i già ricchi. Nel nostro caso, l’anarchia dei fitti estivi non è stata certo a vantaggio dei poveri, che a stento hanno una casa, bensì di chi di case ne aveva due e tre, e si è fatto i soldi ogni estate, e in nero come la pece.

 Ottima idea, la legge governativa che finalmente vuole mettere ordine. Chi vuole usare un immobile per fitto breve dovrà ottenere un CIN, Codice identificativo nazionale; e l’appartamento dovrà avere estintore, impianto di controllo del gas e antincendio… Insomma, fine del nero e del come capita, o almeno speriamo.

 Succede in tutta Italia, ma io vivo a Soverato, e ho visto nascere il fitto in nero; ho visto intere famiglie trasferirsi a casa dei genitori e affittare il proprio domicilio; o stringersi e affittare una stanza. Fu l’inizio del disastro, giacché, verso gli anni 1970, si cominciò a costruire non alberghi, ma “casi pemmu l’affittamu a li bagnanti”. Ne derivò subito il degrado di un turismo che, a Soverato, era di onesta serie B, e decadde a masse; ultimamente, a finte discoteche e ragazzini ululanti nel cuore della notte.

 La legge governativa ora ci aiuta, se non che direbbe padre Dante, Purg. XVI, “le leggi son, ma chi puon mano ad esse?”, e risponde con una parola che ogni soveratano riconosce benissimo: “nullo”. Servono invece i controlli.

 Io inizierei con il più ovvio: quello di pubblica sicurezza. Se io vado in albergo per una notte, devo esibire la carta d’identità; come mai ciò non avviene se prendo una casa per un mese? E se l’affittuario breve è un terrorista di Hamas oppure l’agente israeliano che lo insegue, e si sono portati gli attrezzi del mestiere? Ebbene, basta bussare alle cinque di mattina e chiedere i documenti al Mario Rossi di turno, per scoprire come si chiama in realtà, e chi è, e quanto paga. Basta beccarne uno, e vedete come si sparge la voce!

 Occorre anche un regolamento comunale, che imponga norme di qualità e una graduatoria tipo stelle: appartamenti a tre, due, uno… (quattro e cinque e sei? ahahahahah!), con prezzi e ricevute e tasse.

 Soluzione? Che chi vuole dare in fitto breve si rivolga obbligatoriamente a un’agenzia responsabile e del fitto e delle condizioni dell’immobile.

 E sanzioni pesanti a chi continua con l’illegalità.

Ulderico Nisticò