Collasso demografico anche a Nord


 Dal 2013, ormai un decennio, nel Meridione i morti superano i nati, e non perché si muoia di più – tutt’altro – ma perché si nasce di meno o non si nasce affatto. Quanto alla Calabria, nessuno osa calcolare quanti abitanti conti davvero, e ci beviamo che il paesino X annoveri davvero 500 anime, quando basta un’occhiata per rendersi conto che manco metà. Soverato ha oggi 8.700 cittadini, però bisogna togliere tanti che hanno mantenuto la residenza e la casa e vivono di fatto altrove. Lo stesso per le classi di età.

 Le ultime notizie dicono che anche il Nord patisce l’inverno demografico e lo spopolamento; anzi il Nord in modo pesante. Lo spopolamento del Nord significa diminuzione della produzione e dei commerci e consumi, quindi gravissime conseguenze sull’economia reale e del Nord e di tutta la Nazione.

  Dovunque, il crollo demografico comporta anche la desertificazione di sempre più vasti territori, sia agricoli sia delle stesse città. Un quadro desolante. Quali le cause?

 Ci sono difficoltà oggettive, ma la tesi non convince affatto, perché a non far figli sono anche, anzi soprattutto i benestanti e che se lo potrebbero permettere.

 Ebbene, è di ieri la notizia che in una città del Nord hanno vietato la statua di una donna nell’atto di accudire al proprio bambino, e ciò dicendo che era un’immagine “divisiva” e offendeva non so chi. È un altro strambo colpo del politicamente corretto e di quel vizio mentale che è l’uguaglianza intesa come minimo comun denominatore zero. E una follia di poche minoranze chiassose, le quali tuttavia riescono a intimidire anche tutto il resto della popolazione. Tutto no, perché a me mi fanno un baffo. Occorre dunque reagire, a cominciare dal linguaggio.

 Dilaga un’ideologia che qui chiamiamo eudemonismo, e che, come tutte le ideologie, alla fine è un’utopia bella da leggere e vedere al cinema, ma con il sottinteso che non è vera: ed è la ricerca della felicità, peggio se spacciata per diritto. La felicità di Adamo ed Eva, che avevano tutto gratis… però, secondo me, si annoiavano a morte, se no non andavano in cerca di serpenti e di mele.

Colpa della società del consumi, che con la scusa della felicità cerca di vendere cose necessarie utili inutili dannose, ma vendere: vedi pubblicità.

Colpa della scuola, che insegna la felicità come materia scolastica, e giù temi in classe, che i ragazzi si portano copiati da casa, tanto la traccia è la stessa della nonna.

Colpa della Chiesa, che ha assimilato, con l’amerikana felicità, un ottimismo infondato anche sulla destinazione immediata al Paradiso persino di morti che mai da vivi misero piede in un edificio sacro prima del personale trapasso e in bara, e che sono defunti senza confessione ed estrema unzione, però c’informano che sono volati dritti dritti nel Nono Cielo a due passi da Dio: insomma, la Chiesa ha abolito il Purgatorio, e figuratevi l’Inferno; abolendo così dal suo linguaggio parole come dovere, sacrificio, autorevolezza, Verità indiscutibile… Peccato? Chi era costui?

 Colpa della cultura ufficiale, la quale – attenti qui, e fatevi due amare risate – fa consistere la felicità nell’essere attualmente molto, moltissimo infelici (guardate in faccia certi intellettuali iettatori!) per sognare future felicità tra qualche millennio; e intanto piange in prosa e in sedicenti versi, solitamente ben retribuiti. Così parecchi pensano che non vale la pena di far figli, visto che ci sono la mafia, l’inquinamento, il clima, la depressione…

 E tutto questo dura da decenni, e non se ne sono mai accorti l’ISTAT e i Governi, e nessuno ha fatto niente. Servono interventi urgenti e risolutivi, a cominciare dalla rivoluzione… no, reazione culturale, ma bella tosta.

Ulderico Nisticò