Se uno legge la cronaca locale, quasi quasi appare un’esplosione di cultura, in Calabria: non c’è paesello che non assegni premi letterari e riconoscimenti vari, eccetera; e che non abbia la sua rassegna di libri più o meno letti. E qui stendo un velo pietoso, molto pietoso.
Invano si cercherebbero attività culturali di alto livello (e quando ci sono, qualcuno li spaccia per passeggiata e questua!); e, in particolare, un qualche vago accenno ai Bronzi: nulla nel 2023, come del resto nulla nel 2022, l’anniversario. Ciò dimostra ancora una volta che gli assessori alla Cultura della Regione Calabria sono, dal 1970, di purissimo arredamento.
Ma che ha fatto la cultura? Niente. Che hanno fatto le università? Niente. È stato rappresentato sui Bronzi un lavoro teatrale degno di questo nome? Mai. Girato un film? Scherziamo?
Nessuno ha fatto qualcosa per approfittare dei Bronzi al fine di far conoscere quella cosa che tutti hanno in bocca e di cui ignorano tutto: la Magna Grecia. Far conoscere? Conoscere, visto che di Magna Grecia la sola cosa che si sa – vagamente, molto vagamente e fantasiosamente – è Pitagora: Alcmeone, Alessi, Astilo, Democede, Faillo, Fitone, Ibico, Ippi, Lico, Menesteo, Milone, Miscello, Stesicoro, Zaleuco, etc: mai sentiti nemmeno nominare. Nosside la citano le femministe, ma solo perché donna.
Truppe di coraggiosi visitano i musei e le aree archeologiche, ma non certo per interventi politici e culturali. Quanto agli intellettuali superpremiati e superpagati, sono troppo depressi per gustarsi l’antichità; della quale, del resto, sanno poco e niente.
E ormai l’estate 2023 è finita, senza Bronzi e con rarissima cultura in genere. E la Calabria resta “sole e mare” come le isole della Polinesia; e quindici giorni di chiasso.
Ulderico Nisticò