Non so se mi hanno letto; certo che sono stato l’unico, per anni, a chiedere se si facesse qualcosa per l’immagine della Calabria.
Pessima immagine, fino a pochissimo tempo fa: terra di mafia, terra di miseria, terra di dialetto dalla buffa fonetica in film di dialetto fasullo e sottotitoli in italiese; e con l’aiuto di statistiche che ponevano la Calabria sempre agli ultimissimi posti di qualsiasi graduatoria del positivo, e ai primissimi del contrario. E, ancora peggio, terra dell’assistenzialismo diretto, e di quello indiretto con i “posti” più o meno fasulli. Qualcuno, caritatevole, nominava la Magna Grecia, però mostrando palesemente di saperne poco e niente, anzi niente; giusto Pitagora, solo per le tabelline.
Negli ultimi due o tre mesi, si sta verificando un piccolo miracolo. La RAI viene a Crotone per la serata di Capodanno; si fa pubblicità di prodotti calabresi; la Calabria viene nominata, incidentalmente, in senso buono e gradevole. E non si sentono piagnistei di fronte a scolaresche spacciate per volontarie, quando è ovvio che ce le portano i professori a seguito di circolare del dirigente, il quale le manda per scansarsi ingiurie e vilipendio sui giornali se dice di no.
Siccome a questo mondo non succede mai niente per caso, ci dev’essere qualche manina di fata, cioè della politica: la Regione, il Governo… Se è così, e io lo penso, è cosa fatta bene e utile.
Se si spendono soldi, benissimo: usus pecuniae est in emissione, insegna san Tommaso d’Aquino, cioè i soldi devono essere spesi, e non rimandati indietro come sempre fece la Regione dal 1970.
Si può fare di più e di meglio? Certo che sì: ebbene, si tirino fuori le migliori energie della Calabria, e le si mettano a lavorare. Per qualche anno, intellettuali e gufi, si piglino il meritato riposo, il più lontano possibile da telecamere, microfoni e tipografie.
Proposte? Ma sicuro: basta chiedere.
Ulderico Nisticò