Lo ha stabilito la quarta sezione penale della Cassazione. Pesa il mancato intervento nonostante il pericolo segnalato dal comitato di quartiere
Giro di vite all’inerzia dei responsabili di manutenzione e viabilità di fronte al cronico, grave dissesto del manto stradale. Sono condannati per omicidio colposo i dirigenti comunali per l’incidente al centauro, nel caso di specie, una ragazza alla guida dello scooter nella via Cavaleri Magazzeni direzione via Capitano, arteria principale del quartiere di Agrigento, morta dopo essere caduta sulla buca lungo il manto d’asfalto, in un tardo pomeriggio di fine dicembre.
Il buio e la pioggia riducono la visibilità e d’un tratto la giovane perde il controllo del motorino venendo travolta dall’auto che sopraggiunge in direzione opposta morendo sull’istante. La colpa è di una buca piena d’acqua che si trova a un metro dal margine destro della strada, proprio nella zona dove circolano i veicoli a due ruote.
È quanto emerge dalla sentenza 9896/24 pubblicata l’8 marzo 2024 dalla quarta sezione penale della Cassazione. Pesa il mancato intervento del responsabile della manutenzione e dell’addetto alla mobilità: il «cronico, grave dissesto» delle strade nel rione risulta segnalato più volte al Comune, sindaco e assessore compresi, da un comitato di quartiere.
I dirigenti del settore sono titolari di una posizione di garanzia per la tutela dell’incolumità personale rispetto agli utenti della strada: si configurano l’imprudenza, l’imperizia e la negligenza che integrano la violazione dell’articolo 2051 Cc (perché l’ente locale è custode della strada) e dell’articolo 14, comma primo, Cds.
Diventa definitiva la responsabilità penale dei due funzionari, con le inevitabili conseguenze sul piano civile; la condanna a un anno di reclusione è sospesa con la condizionale. E la fonte della posizione di garanzia per i due dirigenti comunali è l’articolo 14 Cds: bisogna dunque valutare se il tratto di strada incriminato fosse pericoloso per valutare se i responsabili avessero l’obbligo di intervenire per eliminare o ridurre il rischio di un incidente.
E non c’è dubbio che nella specie la buca, larga circa sessanta centimetri e profonda circa dieci, dovesse essere segnalata o recintata. Ad avviso degli Ermellini, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, rincarando la dose hanno spiegato che “Proprio le ripetute segnalazioni del comitato di quartiere sulle condizioni delle strade nella zona consentono di ritenere il Comune informato in modo adeguato del dissesto.
Anche la parrocchia interviene contro il degrado del manto stradale. Non contano infine le difficoltà di bilancio dell’ente locale: «rimedi poco costosi avrebbero potuto scongiurare la caduta di ciclomotori nella buca”.