C’è una Calabria di pietra da valorizzare e Serra San Bruno potrebbe essere la “capitale del granito e degli scalpellini”


Per millenni le case, le strade e le città sono state costruite con la pietra di varie qualità. La Calabria in questo è stata assai fortunata poiché ha potuto contare su vaste cave di un ottimo granito che ha retto abbastanza bene, nonostante tutto, ai tremendi terremoti e alle devastanti alluvioni.

Fossero stati costruiti in materiali meno resistenti, le città e i borghi calabresi sarebbero stati cancellati dalla furia degli elementi assai ricorrenti e catastrofici.

Purtroppo, la Calabria (così come altri territori nell’area euro-mediterranea) non ha resistito alle infatuazioni delle modernità (spesso provenienti da altre culture aliene al nostro modo di essere) e, quindi, ha dimenticato il proprio immenso patrimonio litico fatto di strade, piazze, chiese, palazzi, fontane, mura rurali e stradali e tanto altro con la pietra delle proprie montagne, in particolare, il preziosissimo granito … tanto che potrebbe essere denominata (anche simbolicamente per il carattere del popolo e delle persone) “Calabria di granito”.

“Tuttavia – sostiene Domenico Lanciano, fondatore dell’Università delle Generazioni di Badolato – nonostante tante peculiarità che onorano la Calabria nel suo insieme, siamo un popolo che non riesce ancora a valorizzare bene le tante preziosità costruite nei millenni. Per cui, ad esempio, pare che non ci sia ancora un vero e proprio “Museo regionale della pietra” che raccolga la consistenza mineralogica e le variegate espressioni litiche del nostro territorio, dal paleolitico fino ai nostri giorni. Né ha inteso ancora onorare gli scalpellini e tutte le maestranze artigiane ed operaie che hanno costruito quella solida e bella ”Calabria di granito” sconosciuta a gran parte degli stessi abitanti dei 400 e più comuni costruiti quasi tutte sulle rocce e con le pietre”.

Perciò, Lanciano (giornalista e promotore nel 1986 della nota vicenda di “Badolato paese in vendita” proprio per non vedere il proprio borgo sgretolarsi per spopolamento) propone di realizzare prima possibile, possibilmente a Serra San Bruno (nota località di granito e di scalpellini), il “Museo regionale della pietra e degli scalpellini” evidenziando i materiali, il lavoro, i manufatti e il ruolo dei lavoratori. Inoltre, un simile Museo dovrebbe avere una Biblioteca specializzata ed un Archivio che conservi e valorizzi tale patrimonio inestimabile.

Tutto ciò dovrebbe essere concepito e realizzato come “prototipo” per altre località (ovvero la quasi totalità dei borghi e delle città nell’area euro-mediterranea). A tale proposito, la stessa Serra San Bruno potrebbe essere la sede principale di un’apposita Associazione delle “Città d pietra” sulla tipologia delle “Città dell’olio” e delle “Città del vino” e così via. Intanto, se ne gioverebbero sicuramente il turismo e in particolare la memoria collettiva.