Non si placa la bufera sulla cantautrice calabrese Teresa Merante nell’occhio del ciclone mediatico per i testi delle sue canzoni che inneggerebbero ai capi della mafia calabrese e siciliana. Dopo l‘esposto in Procura della Coisp anche il M5S si scaglia contro la Merante che “pur di raccogliere migliaia di like inconsapevoli” “non esita a far leva su malsani stereotipi che raffigurano come veri patrioti i latitanti mafiosi e come nemici del popolo lo Stato e i suoi servitori, fino ad esaltare come gesta eroiche le stragi di Capaci e di Via d’Amelio”, scrive in una nota.
“Da cittadine calabresi e da componenti della commissione parlamentare Antimafia, pensiamo che non si possa tollerare che messaggi così pericolosi vengano spacciati per arte. Vale per la musica, per il cinema, per i social e per ogni altro mezzo di comunicazione di massa. Il principio della libertà di espressione, anche artistica, trova un limite laddove si istiga a compiere reati e ad esaltare un modello di società non fondata sul Diritto. Si pensi ai molti giovani che ancora non hanno gli strumenti idonei per potersi difendere dall’influenza plagiante di questo tipo di personaggi. E proprio per questo è necessario un atto legislativo che definisca meglio, per casi come questo, un perimetro chiaro”. Lo affermano le parlamentari del MoVimento 5 Stelle Margherita Corrado e Dalila Nesci.
“Abbiamo già ideato proposte di legge in tal senso”, aggiungono i pentastellati: “al Senato è già stato presentato un disegno di legge per l’introduzione del delitto di istigazione e apologia della criminalità. Alla Camera sta per essere depositato un ddl volto ad introdurre, esplicitamente, il reato di ‘apologia di mafia’. Lo Stato democratico – concludono la senatrice Corrado e la deputata Nesci – deve stabilire dei limiti invalicabili: è nostro dovere contrastare chiunque, anche solo a parole, esalti i modelli e i comportamenti sovversivi che la mafia rappresenta“