Calabria ultima


 Le ultime in graduatoria tra le regioni dell’intera Europa sono la sperduta Guyana Francese, la desolata isola di Melilla, e la Calabria. Io capisco l’aspra Melilla, capisco la selvatica Guyana; non capisco la Calabria… come fa la Calabria ad avere quasi metà della popolazione – 48% – in condizioni di povertà?

 Intanto, per fortuna, le statistiche non si fanno a occhio; a occhio, non ho mai visto tanta miseria, e più o meno la gente campa anche in Calabria. Campa, non pasteggia a caviale e champagne, però è palese a tutti che la Calabria è poverissima per le statistiche, però nell’economia reale s’arrangia, sia pure con molto sommerso e molto nero. Ciò detto, anche con tutto il nero e il sommerso, la Calabria va male.

 Va male perché conta, ufficialmente ma sono di meno, 1.800.000 abitanti; e di questi tantissimi sono anziani.

 Va male perché è divisa… è frantumata in 404 Comuni, la massima parte con scarsissime anime, però con sindaco e vice e opposizione.

 Va male perché parte della terra coltivabile è in abbandono.

 Va male perché non si vede cosa la Calabria produca e consumi e venda.

 Va male perché lungo mezzo secolo i servizi pubblici sono stati intesi come occasione di assunzione per il posto fisso: ospedali con giardinieri al posto dei medici; bidelli a battaglioni nelle scuole…

 Va male perché la risorsa che dovrebbe essere determinante, dico il turismo, è ostinatamente il chiasso d’agosto e manco tutto il mese, con poche alternative ai bagni e alla finte discoteche.

 Va male perché prigioniera di pastoie e meccanismi burocratici e partitici e d’interesse e di umori edi fasulle ideologie, che impediscono le iniziative: pensate allo squallido caso di Corigliano Rossano, dove un’industria che voleva investire 60 milioni è stata così disgustata da rinunciare. Pensate alle difficoltà per completare, da decenni e decenni, la Trasversale delle Serre…

 Va male perché la cultura ufficiale è libresca, pesante, noiosa, piagnona, buonista e politicamente corretta… o con colpi di pressione alta come gli sbarchi di Ulisse e altre fandonie: fandonie pseudostoriche e pseudofilosofiche, che però in Calabria trovano larghissimo seguito, soprattutto tra gli ignoranti con laurea.

 Ci vorrebbero, no, ci vogliono dei rimedi radicali e immediati. Altrimenti, di questo passo, gli ultimi saremo noi, scavalcati anche da Melilla e dalla Guyana.

 Serve spendere rapidissimamente tutti i soldi di PNRR e qualsiasi altra fonte, e senza tanti tentennamenti e biribimboli. Se il funzionario ha paura di firmare, si dia malato e lasci il compito a chi ha i… baffi, se lui no. E se la spacciata malattia dura a vita, meglio.

 Ora aspettiamo il piano annunziato da Occhiuto.

Ulderico Nisticò