Calabria: la campagna elettorale della Repubblica di Platone…


…ovvero della Città del Sole di Campanella, oppure dell’Utopia di s. Tommaso Moro. In questi tre Stati inesistenti (“molti hanno immaginato repubbliche e principati che mai non furono”, sorrise il Machiavelli), intanto non si vota perché comandano saggiamente i filosofi; e se anche si votasse, sarebbe per discutere se nei giardini comunali è più elegante piantare ciclamini o gladioli. Altri problemi non se ne pongono, e in quei luoghi ideali va tutto bene, e in seguito tutto andrà meglio. I governanti sorridono ai governati, e i governati sono felicissimi di vivere in tanta letizia e prosperità.

 La quarta città meravigliosa della storia della filosofia dev’essere la Calabria, da come, ad 11 giorni dalle elezioni, si sta conducendo, a pacche sulle spalle e faccioni allegri, la campagna elettorale.  Niente polemiche gli uni contro gli altri, e se qualcosa succede, è solo all’interno delle coalizioni, allo scopo di farsi le scarpe a colpi bassi. Niente recriminazioni sul passato; e del resto, i due blocchi principali sono notoriamente eredi di: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero, M. Oliverio di centrosinistra, e G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti e Stasi di centro(destra), uno peggio dell’altro e l’altro peggio dell’uno. Politicamente parlando, s’intende.

 Per venire all’attualità, come fa il centro(destra) a parlare male del centrosinistra, se ha retto in piedi Oliverio; e come fa la sinistra a parlare male del centro(destra), se si è fatta reggere i baffi? Amiconi, tono pacato come i senatori della Repubblica di Platone quando si riuniscono per parlare dell’Iperuranio; un luogo, ops, un non-luogo dove, per definizione, non capita mai niente di nuovo da milioni di secoli.

 Siccome sono tutti in vario modo responsabili, come farebbero, tutti, a dire male delle precedenti e suelencate amministrazioni? Come fanno a criticare il Consiglio, se 22 consiglieri su 30 si sono ricandidati, e di quelli 5 hanno pure cambiato casacca?

 Come possono lamentarsi che la Calabria sia la terzultima in mezzo a 360 regioni d’Europa? Che nel 2017 abbia speso appena l’8% dei fondi europei? Che il 70% del bilancio vada in sanità, e la sanità sia nel disastro sia in mano ai politici sia in mano ai commissari? Tutti, a vario titolo, colpevoli ne sono, e perciò non si sognano nemmeno di criticare.

 Non potendo attaccare il nemico ex amico futuro amico ex nemico e amico, i candidati e (provvisori) amici si danno alla buffa arte delle promesse di “magnifiche sorti e progressive”. Prendiamo, per esempio, Pino Nisticò che vuole fare della Calabria il paradiso della telematica mondiale; e quando fu presidente della Giunta non comprò manco un computer a manovella di terza mano! Nomino lui perché non protetto dalla par condicio: dopo il 27, tana liberi tutti, e vi dico quello che penso davvero!

 Attenti, però, che nemmeno le promesse sono tanto nette. Nessuno dei candidati, del resto candidati quasi a loro insaputa, scende nel duro terreno della realtà effettuale; ma tutti promettono benessere, commerci, fecondità agricola, felicità, giustizia sociale, industrie, pace, progresso, ricchezza, salute, trionfi calcistici, turismo… e, ovviamente, lotta alla mafia. Come facevo io all’interrogazione di geografia, spacciando a tutte le Nazioni “bovini, ovini, suini, cereali, patate, barbabietola da zucchero, ferro, amianto, bauxite”. La bauxite non sapevo cosa fosse, e continuo a non saperlo: e vi prego di farmi morire, tra cent’anni, in questa mia beata ignoranza.

Così fanno i nostri eroi di fronte a qualche seguace rigorosamente in ambienti chiusi, evitando le piazze, o si vedrebbe che non c’è nessuno. Ma le sardine a Riace… ragazzi, la piazzetta di Riace è metà di un campo di calcio, e c’è voluto un miracolo dell’operatore tv!

 In bar e sale consiliari (fidatevi, in moltissime ho tenuto convegni e conferenze, e so la capienza!), i candidati, ed evitando ogni critica ai loro amici o ex amici o futuri amici, giurano che la Calabria sarà presto l’Eldorado, il Paese dei balocchi e il Bengodi. Quanto all’argomento cultura, non viene nominato manco per sbaglio!!!

 Alle promesse non crede nessuno, nemmeno… tanto meno i loro elettori, che voteranno lo stesso, qualcuno per disperato entusiasmo, e altri per provvisori estemporanei comodi. L’ultima volta votò il 45% dei Calabresi: vediamo se il 26 saranno di meno.

 A proposito: e la società civile? Deputati, senatori, professoroni universitari, intellettuali piangenti… Tutti afoni come giraffe e tartarughe, tutti in attesa di chi vince, e di chi parlare bene per fare cassa. A proposito, che fine fece la “nuova narrazione della Calabria” in Africo, a botte di prodotti tipici?

Ulderico Nisticò