Burocrazie ufficiali e fasulle


 Siccome si dice in Calabria “storta per diritta”, il maledetto virus ci sta mettendo di fronte a problemi che finora tutti conoscevano, però facevano finta di niente.

 Lentezze e impacci e passaggio da un ufficio all’altro: ora tutti dicono che la colpa è della burocrazia, e dicono il vero. Scriveva Antonino Trissino in libri che fecero scandalo come “Navi e poltrone”, che, durante la Seconda guerra mondiale, tutte le 750 navi sparse in Mediterraneo ed Atlantico, e persino l’ammiraglio comandante, dipendevano da Supermarina che stava a Roma, che non solo dava indicazioni, e fin qui passi, ma pretendeva di dirigere anche la rotta di ogni singolo natante, dalle enormi corazzate ai sottomarini nascosti in fondo al mare.

 Un esempio meno bellicoso e altrettanto desolato: l’autonomia delle scuole, che pareva quasi una buona idea; ma nei fatti ha prodotto e produce una caterva di cartacce, sia pure elettroniche, e nevrosi alle stelle dei miei ex colleghi ridotti a burocrati di aula.

 Qualche disinformato parla di burocrazia borbonica; e invece, dal 1860, fu tutta e solo piemontese, di modello napoleonico ed europeo: leggete Kafka; e, a proposito di Piemonte, “Le miserie d’ Monsù Travet” di Vittorio Bersezio, commedia rappresentata nel 1863. Solo che, nel modello francese, c’era una formazione in carriera, e c’è L’École nationale d’administration (ENA), mentre in Italia la burocrazia è spesso robustamente ignorante: leggete una circolare!!!

Veniamo alla Calabria. Ora finalmente viene fuori quanto sia assurdo che la nobile città di Catanzaro vanti, nello stesso luogo, due Aziende sanitarie una diversa dall’altra; e dice che ne faranno una sola: e sarebbe tempo! Qualche primario in meno, e più servizi.

Ed ecco uno scandalo serio. Tranquilli, in queste righe – e solo in queste – non intendo riferirmi a cose di Carola o nave Alan Kurdi; ma, dice la Santelli, vagano per la Regione, senza titolo ma non senza compenso, dei clandestini di cittadinanza italiana, ottocento (800) clandestini. Essi possono essere, tiro ad indovinare:

  • consulenti, di solito del nulla;
  • esperti, di solito di niente;
  • membri di commissioni, di solito nominali;
  • incaricati, di solito di fare un bel piffio;
  • intellettuali, di solito della domenica;
  • addetti stampa, di solito alla stampa propria;
  • medici, ???;
  • amici degli amici;
  • cortigiani vil razza dannata;
  • varie ed eventuali.

  Vi ricordo che i presidenti di Regione sono stati: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero, M. Oliverio di centrosinistra, e G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti e Stasi di centro(destra). Sarei curioso di sapere chi ha assun… ahahahahahah… chi ha “chiamato” i suddetti clandestini. E spero che la Santelli non esiti a levarceli dai piedi: un bel risparmio, ma sarebbe il meno, giacché essi provocano alla Calabria ben altro danno che i soldi.

 Insomma, il virus potrebbe anche scatenare una benefica situazione di stato d’assedio, che consenta di riformare; ma senza convegni e altre ciacole, bensì con un’arte di cui si sta rivelando maestro,  Conte: quella dei decreti, operazione in cui se ne frega del parlamento, e potrebbe fregarsene della burocrazia.

 Solo che il parlamento è sotto ricatto: se si sciolgono le camere, almeno due terzi (leggete i risultati delle europee e regionali) perdono il salario; i burocrati, invece, si sono blindati, e toccarli è più difficile.

 Anche gli Ottocento saranno garantiti da qualche trappolone. Ma, se si vuole, ci sono tagliole anche per le volpi più astute.

Ulderico Nisticò