Bisogna custodire i custodi


Gli antichi, chi li conosce davvero e non come belle statuine, hanno tanto da insegnare. Narra Sallustio che, quando Roma faceva guerra a Giugurta, l’esercito inviato in Africa (Tunisia) si diede alla pazza gioia invece di combattere; finché prima il console Metello, poi il ferreo Caio Mario non rimisero le cose a posto. Nel 104 aC era tutto risolto.

Come era stato possibile che la corruzione arrivasse tra le truppe? Ma perché, avverte sempre Sallustio, “Romae omnia venalia”, a Roma era tutto in vendita; e lo stesso Giugurta, in visita nell’Urbe prima della guerra, si era comprato mezzo senato. In nome delle pari opportunità, v’informo che già Pirro, due secoli prima, aveva mandato bei regali alle donne e matrone, “sapendo quanto esse fossero potenti in Roma”. A proposito di donne e di loro drudi, studiate il senatoconsulto dei Baccanali, del 186 aC.

Potrei continuare per centinaia di pagine, attingendo anche ai Greci e a quell’inesauribile campionario delle umane sozzerie che è la Divina Commedia. Mi basta, però, per affermare che la corruzione non è un caso o più casi individuali, ma è un sistema di interconnessioni.

Se una caserma dei Carabinieri è, come è, luogo di spaccio eccetera, non ce la possiamo cavare magari condannando quattro delinquenti in divisa; ma dobbiamo chiederci cosa abbiano fatto, anzi non fatto il capitano, il colonnello, il generale, via via fino a tutti i vertici. Essi non hanno ispezionato, e perciò hanno commesso “culpa in vigilando”, che è la più grave che possa commettere un superiore: non hanno mai ispezionato. Ricevevano pacchi di Natale? O, peggio, erano affetti da buonismo e si davano del tu con l’appuntato? O si procuravano donnette e droghette assieme?
Se ci sono reati, se la vedano i giudici. Io penso invece a un Metello, a un Mario che facciano una bella inchiesta interna, con severissimi provvedimenti. Ci sarà una caserma libera a Pianosa?

A proposito di giudici, com’è finita la faccenda di Palamara e del Consiglio S. Magistratura? Ci hanno messo una poderosissima pietra sopra? Come vedete, “piscis foetet a capite”.
“Quis custodiet ipsos custodes?”, si chiede Giovenale. Chi ha mai controllato il CSM? Chi doveva, ma non lo fece e continua a non farlo.

Chi controlla le mandrie selvagge di ragazzini in preda ad alcol e altro, che di notte se ne vanno gridando, e sporcano le già bruttissime vasche secche di erba? NOTA: Erba vegetale, perché erba nel senso di canne ne corre a diluvi. E quelle accozzaglie scacciano quel poco di turismo buono che ancora potrebbe venire.

Insomma, è urgente reprimere il ragazzaccio – di ambo i sessi – che devasta il Lungomare; licenziare a pedate i giudici palamarizzati – e non scordiamo Petrini; rimettere in sesto le gerarchie militari e civili; e punire severissimamente chi sgarra. Punire: se la punizione lo rieduca, buon per lui; ma intanto, a scavare in miniera, “ad metalla”; e mi fermo, perché le grammatiche elencano altre modalità del complemento di colpa o pena in latino, alcune anche divertenti per gli spettatori.
Tranquilli, sto sognando, tranquilli.

Ulderico Nisticò