Abbiamo letto e sentito, già da luglio, i numeri più disparati e contraddittori sul turismo in Calabria: la Regione parava di nove (09!) milioni di presenze; e altri invece contava il -30% rispetto al luglio 2017. Ennesima conferma che, quando si tratta di statistiche, la matematica è un’opinione, e anche molto vaga.
A Soverato, per fare due conti attendibili, ci si può basare solo sui posti letto in albergo, che sono, ufficialmente, 380; e dico trecentottanta, un numero irrisorio; e di fatto sono di meno; più dei B&b, di cui non conosco i numeri, ma certo non sono milioni di posti!
Siamo, da sempre, condannati alle statistiche a occhio, ovvero “Quanta gente sul Lungomare”, che, in certi momenti di particolare ebbrezza, arrivarono a 110.000: e dico centodiecimila!
E siccome la gente, in certe serate, effettivamente c’è, escludo che dorma nei 380 posti ufficiali degli alberghi, più B&b; e nemmeno negli appartamenti affittati, se non tutti gran parte, in nero, che non sono manco tantissimi.
Aggiungiamo quest’altra statistica a occhio, valevole anche d’agosto, ed evidentissima a settembre: in certe ore è difficile trovare parcheggio; la mattina presto, di parcheggi ne trovate liberi a chilometri quadrati.
A settembre, ne trovate a iosa anche di sera.
Per una banale logica e aritmetica, ci troviamo di fronte a una realtà di flusso. Il giovanotto di Guardavalle che, studiando a Soverato, si è fidanzato con la signorina di Stalettì, dove volete che si dia appuntamento, se non a Soverato? Le famiglie dei paesi interni, sebbene ormai anche loro fornite di ristoranti e pizzerie, ogni tanto scendono a Soverato.
Ci sono poi le occasioni particolari come certe manifestazioni sociali, canore e teatrali.
Ma Soverato è un paese di flusso anche per tutto l’inverno e le altre due stagioni, con le scuole, l’ospedale e altri servizi; d’estate si aggiunge il mare.
Attenzione, non c’è niente di male ad essere un paese di flusso; il flusso porta gente, porta soldi, genera lavoro. Basta non illudersi che il flusso sia turismo.
In Calabria, e anche a Soverato, manca infatti ogni forma di turismo che non sia la balneazione; attenti, balneazione, mica altro, come potrebbero essere attività connesse con il mare; il bagno, e, generalmente, fino a mezza cintola.
Sono quasi assenti, in Calabria, le forme di turismo diverse: religioso, di salute e di riposo, della terza età, scolastico…
Quanto al turismo culturale, è quasi del tutto ignoto, in una terra dove, per cattiva tradizione millenaria, la cultura è politicamente corretta, erudita, libresca, pesante, noiosa; e, soprattutto, depressa e deprimente.
Soverato, che non va male, potrebbe fare molto meglio, e per molto più tempo dell’anno.
Concludiamo con il mio solito appello annuale, anche questo destinato a cadere nel vuoto: convochiamo una riunione degli operatori, al chiuso, con l’impegno di presentare numeri credibili; dichiarare la soddisfazione o il contrario; proporre qualcosa.
Perché una tale riunione funzioni, occorrono due condizioni:
1. Interventi di cinque minuti per tutti, politici inclusi; se uno occupa i cinque minuti a spiegare che sarà breve, peggio per lui e gli spengo il microfono;
2. Spengo? Già, la seconda condizione è che il “moderatore” lo faccia io; io che sono di quelli che “a ben altro leon tolser lo vello”, cioè ho tolto la parola a pezzi tanto, ma tanto più grossi.
Che ne pensate?
Ulderico Nisticò
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