Bambini allevati per donare gli organi


articoliutenti1La scelta che la nostra generazione è chiamata a compiere dinanzi ai problemi della vita (fecondazione assistita, staminali, donazione organi, ecc.) non deve essere dettata da sete smodata di scienza ma basata su fondamenta etico-sociali. In primis siamo chiamati a definire quale politica sanitaria sia possibile per la nostra società, e dal punto di vista economico e da quello etico-culturale. Ed è proprio nel campo della medicina che la filosofia (e l’etica in particolar modo) è indispensabile per trovare la soluzione ai tanti problemi che coinvolgono intimamente l’uomo nella sua inscindibile unità di corpo e di spirito. Altrimenti, vale a dire se lo sforzo umano nel campo della scienza e della medicina in particolare terrà conto solo dell’utile e del particolare, del greve presente, della sola materialità dell’essere, succederà come ad Hailsham, college immerso nella lussureggiante campagna inglese, dotato delle più moderne strutture sportive e scolastiche, dove i ragazzi si preparano alla vita studiando, divertendosi, scambiandosi piccoli segreti, facendo le prime esperienze d’amore. Qui sembra che gli insegnanti siano attenti e preparati, dediti esclusivamente ai ragazzi e al loro bene, al loro futuro, senza badare alla propria carriera. Invece, non è davvero così ed esiste anzi il sospetto che nelle loro vite si nasconda un segreto. Una delle responsabili del collegio, una sorta di direttrice, si comporta in modo strano con i piccoli, di cui sembra aver paura. E gli altri tutori non si comportano molto diversamente, con le loro reazioni spropositate solo che i ragazzi pongano domande del tutto lecite e semplici, quali ad esempio: Cosa ne sarà di loro in futuro? Che cosa sono le “donazioni”? Che significa la parola donatore”? In effetti, i ragazzi hanno ragione a sentire che qualcosa non va e che le attenzioni e le cure (a cominciare dalle frequenti e scrupolosissime visite mediche) per loro sanno di carità pelosa: la loro è una realtà infernale dove tutti i bambini del college non sono altro che ragazzi-cloni, innocenti creature in attesa che il proprio destino si compia. Quale sia, è facile immaginarlo: sono donatori d’organi, e dunque carne da macello e nessuno di loro farà mai l’avvocato o l’agricoltore, la modella o il cantante, il garzone di supermercato o il muratore. La loro vita, infatti, è stata programmata affinché, diventati adulti, possano donare i propri organi vitali agli ospedali dove poi saranno trapiantati nelle persone vere. Sono, insomma, esseri inferiori senza coscienza di sé, destinati ad essere pezzi di ricambio, indispensabili per la loro funzione vitale (è proprio il caso di dire) all’interno della sanità pubblica. Ed inutilmente, avvicinandosi il tempo delle prime donazioni per i ragazzi ormai “grandi”, oltre i venti anni, le insegnanti di quel college tentano di salvarli e di far capire ai medici e al resto della società che sono anch’essi persone con un’anima. Sarà tutto inutile. E così l’amore sorto tra due di questi ragazzi sarà destinato a non realizzarsi mai perché essendo cloni non hanno diritti ma solo l’illusione di poter rinviare il momento in cui avverrà l’espianto dei loro organi ed avere un po’ di tempo per vivere il loro amore. Altri hanno deciso per loro, e non possono che subire; come agnelli sacrificali, non possono sottrarsi all’immolazione.

Per ora, questa è solo la trama di un romanzo (“Non lasciarmi”, Kazuo Ishiguro, Einaudi), che si chiude con la drammatica visione di questi giovani che non sapranno neppure perché e per chi dovranno morire. Ma domani, chissà? La cronaca è piena di notizie sulle scoperte mediche che si smentiscono a vicenda. La scienza non è sempre quella che ci appare, e la medicina non fa eccezione. E’ un’attività molto umana e quindi soggetta ad errori, a vicoli ciechi, ad ipotesi da verificare. La medicina non è una scienza esatta, come la fisica o la matematica; spesso porta dei dubbi e molte volte le certezze di prima diventano angosce del dopo; non sempre le sue cure sono rivolte al corpo e all’anima del paziente. La medicina olistica è quasi scomparsa, e troppo spesso si trascura l’uomo nella sua interezza, ossia composto di corpo e spirito inscindibili. I dubbi generano molteplici ipotesi di diagnosi, fanno parlare di probabilità e non di certezza, di rischi e non di soluzioni.  Secondo un luogo comune largamente ammesso, una teoria risulta scientifica nella misura in cui trova conferma nell’esperienza. Anche tantissimi casi particolari, tuttavia, non possono diventare legge universale per quella particolare teoria. Mentre, infatti, le conseguenze di tale teoria sono infinite, i controlli reali di questa sono limitati. Ne deriva che per sostenere la veridicità di una teoria, ossia il suo essere scientifico, deve esistere la possibilità di smentirla con un fatto concreto. In altre parole, una teoria che non può essere contraddetta da nessun’osservazione, non ha nulla di scientificamente valido.

 

 

Adriano V. Pirillo


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