Notte di piacevole cultura a Badolato, tra 22 e 23 fino a molto tardi, con una straordinaria partecipazione: mostre d’arte, duo di violini, graziose danze, visita itinerante dei suggestivi scorci del borgo. Ecco come si può fare turismo culturale di buon livello: culturale per i contenuti, turismo perché coinvolge e diverte. L’operazione è in corso tutta la settimana, e torneremo sull’argomento.
Ora devo tornare io su un tema che credevo dimenticato per la sua palese inconsistenza, e invece si aggira come un fantasma ogni tanti anni, e torna a Roccelletta: lo sbarco di Ulisse e i Feaci a Tiriolo. Era, mi pare, il 1988, quando io, letta la tesi del Wolf, commentai così: “Egli ha trasferito Ulisse dalla Marina militare al Corpo degli Alpini”, se i Feaci, che il testo dice popolo costiero e di naviganti, secondo lui vivevano a Tiriolo, a 800 mt slm.
Certo, chi legge Wolf… Certo, chi legge Wolf senza saper leggere l’Odissea in greco! La bella Nausicaa, speranzosa si accalappiare l’eroe come marito, così descrive il suo paese: “C’è un bel porto da entrambe le parti della città, e uno stretto ingresso… ”. La parola è εἰσίθμη (eisithme, per gli omeristi della domenica), e non significa istmo ma ingresso. La descrizione di Nausicaa è quella di un normalissimo porto a destra e sinistra di un centro urbano: tipo Taranto, tipo Brindisi, tipo porti artificiali come Gioia Tauro; insomma, come migliaia di porti in tutto il mondo. Lo stretto ingresso serve a difesa da marosi e nemici. Aggiunge poi la fanciulla che ogni nave ha il suo parcheggio con il casotto degli attrezzi.
Non c’è ombra, in queste parole, di cosa che ricordi niente di meno un porto sullo Ionio e uno sul Tirreno, e Tiriolo in mezzo. Vero che da là si vedono i due mari, ma si vedono anche dalla Torre Normanna di Altomonte e persino da Nardodipace, e altri luoghi.
Ma i venti, i giorni… Con questo metodo, Ulisse è stato fatto sbarcare e reimbarcarsi in tutto il Pianeta: Corfù, Cipro, Sicilia, Malta, l’Inghilterra, l’Indonesia e l’America; non scherzo, ho dei libri. In Calabria, sbarca a Crotone, Copanello, Ravaschiera di Satriano, e davvero a Nardodipace dove i pietroni sono Lestrigoni. Centinaia di supposizioni tutte ugualmente campate in aria; anzi, mare.
Si aggiunga che nessun antico accenna a presenze Ulisse nella poi detta Calabria, con queste due eccezioni: Cassiodoro, che era tutto tranne che un omerista, e del resto se la cava con un prudente “legitur”; e siccome non “si legge” da nessuna parte, sarà stata una guida turistica locale!!! C’è poi un fugace passaggio da Temesa, donde il mito di Eutimo che molte volte vi ho narrato, e ne ho fatto anche un dramma a Soverato Vecchio. Fine dei cenni al Laerziade.
Dite voi: ma se è una favola che gira da millenni, perché te la pigli tanto? Ma perché in Calabria, e solo in Calabria, le favole sono scambiate per verità letterale, oro colato; e più i calabresi sono laureati, più pigliano alla lettera le cose come i bambini delle elementari. A Verona e a Rimini fanno soldi con Giulietta e Francesca, però mica credono che i due amanti siano stati accoltellati a Gradara e quegli altri due si siano affacciati al balcone. In Calabria c’è un monumento a Ulisse in piazza a Tiriolo: meno male che, di cattiva qualità, se lo portano via vento e pioggia. In Calabria ci sono due maxicartelloni – due per evitare liti paesane – con “Qui Ulisse s’imbarcò… ”. In Calabria, e solo in Calabria, non si sa distinguere mito da cronaca.
In Calabria sono tutti grecisti senza saper distinguere α da β; tutti traducono Omero come fossero cartoni animati…
E intanto la gente va a Roccelletta per gli spettacoli – e fin qui tutto bene – e nessuno spiega che è la Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium; e Tiriolo ha quattromila anni di storia vera e importante della quale non frega niente a nessuno; e nessuno porta i bagnanti a vedere la Pietà di Soverato. Ecco perché uno s’inalbera, quando arriva il primo forestiero e tutti, senza sapere una virgola di greco per controllare, fanno la scoperta che Ulisse è mezzo paesano!
Evviva allora Badolato, che, facendo ammirare l’arte, mostra la sua antica verità storica; e lode ai bravi organizzatori di cultura.
Ulderico Nisticò