In mancanza di informazioni di senso contrario, ritengo che essi siano in vita fisica; e ciò mi rallegra, trattandosi di esseri umani in genere, e alcuni anche miei amici. Quanto alla vita intellettuale e sociale, invece, essi non ne danno segno alcuno.
Non ve ne venite con il virus: un computer collegato a internet, via, lo avranno anche loro, da poter divulgare un pensiero. Il dubbio è se lo hanno… non il computer, ma il pensiero.
Nessuno di loro ha detto una virgola sulle conseguenze sociali, morali ed economiche dell’attuale guaio; nessuno ha proposto una cosa qualsiasi di natura culturale, non fosse altro che per far passare il tempo ai relegati.
E tu, mi chiederete? Beh, io ho usato internet in quantitativi industriali: in una pagina di classicisti, ho pubblicato una grammatica greca intera; e poesie; e versi; e prose; e teatro tv… Il tempo lo dovevo passare, io.
Anche altri si sono dati da fare, ognuno nei suoi spazi. E allora, di chi mi lamento? Ma degli intellettuali ufficiali coccolati, accarezzati, cenati ad Africo, pagati, chiamati a Rai Calabria… Quelli, tutti muti!
Volete vedere che se non c’è il premio letterario segue cena, le idee agli intellettuali non vengono?
Lodevole eccezione, alcuni uomini di scienza, che hanno intensificato i loro studi proprio in vista del virus.
Ma le università, le innumerevoli università calabresi grandi e piccine, quelle, silenzio, soprattutto Lettere dell’UNICAL, che aveva il dovere di stimolare storia e cultura e letteratura calabresi; e invece manda avanti solo piagnistei e luoghi comuni. E manco la tragedia mondiale la scuote dal suo tranquillo e comodo quotidiano.
Ulderico Nisticò