Autonomia e caduta dal pero dell’Isvmez


 Isvmez significa Sviluppo Mezzogiorno, anche se finora io personalmente non gli ho visto mai sviluppare un bel nulla, se un altro istituto, quella di statistica, afferma che il Mezzogiorno va male; e la Calabria è l’ultima d’Europa.

 L’ultima non certo per colpa dell’autonomia differenziata, che ancora non c’è, ma per colpa di una classe politica dal 1970 al 2022, cioè da Guarasci a Spirlì: due terzi di sinistra e un terzo di centro(sedicente centrodestra). E in tutti questi anni non ho mai sentito lo Svimez protestare perché, da Spirlì a Guarasci, non spendevano i soldi romani ed europei. Ora invece tale Svimez piange le disgrazie future.

 Attenti: le profezie, che sono un affascinante genere letterario antichissimo, hanno tutte l’evidente caratteristica di non realizzarsi mai né quando annunziano la felicità né quando avvertono di catastrofi; e nemmeno si sono mai realizzate le profezie intellettuali. Esempio, Carlo Marx disse che il primo paese del mondo a diventare comunista sarebbe stato l’Inghilterra e l’ultimo la Russia. Ecco un caso che a Santa Severina chiamerebbero **z*ata “a lu scuru”. Ahahahahah.

 Dati tali precedenti, anche il profeta Svimez si sbaglia e si sbaglierà. Secondo me, se la Calabria dovrà spendere i suoi soldi e anche quelli che riceverà, la smetteremo di votare per l’amico, il parente, l’avvocato fallito e l’intellettuale della domenica; e, soprattutto, quando incontreremo l’eletto avremo il diritto, direi il dovere, di prenderlo per il bavero a domandargli il rendiconto di quello che fa o non fa. Finora, dal 1970 al 2022, la qualità politica della classe dirigente e di quella burocratica è stata pessima. E la Calabria è, nel 2024 è e non sarà nel 2124, l’ultima d’Europa.

 Ultimo è un aggettivo di grado superlativo, cioè di più non si può. Non c’è modo di essere più ultimo o più di ultimo. Spero che lo Svimez abbia studiato latino: ult-imus, da ultra; quindi non plus ultra; nell’evenienza della Calabria, peggio non si può.

 Tutti i caduti dal pero lo sanno che in Italia ci sono già autonome quattro regioni e due province, totale sei? Lo sanno che l’autonomia della Sicilia è sancita a firma… tenetevi forte… di Umberto di Savoia ancora luogotenente poi re, quindi è più vecchia della repubblica? E che l’Alto Adige gode di incredibili privilegi e denari, lo sanno?

 Ma no, cadono tuti dal pero come quando si sono accorti solo la settimana scorsa che l’Italia è zeppa di clandestini che ci raccolgono clandestinamente i pomodori… eccetera.

 Ora vi dico, per concludere, un’altra cosa da caduta dal pero. Le attuali regioni continentali non hanno quasi mai una ragione naturale e storica, ma sono state disegnate da burocrati del 1861, quando le regioni erano puramente virtuali e disegnini sulla cartina geografica. Per esempio, Novara e Varese e altro erano Ducato di Milano prima che le conquistasse il Piemonte tra il 1700 e il 1748; Gaeta e il Basso Lazio erano Regno di Napoli fino al 1861; parte della Romagna era Granducato di Toscana; Rieti era Umbria e non Lazio…

 La Calabria era un modo di dire (e un nome capitato per caso), perché il Regno era diviso in province; e così dicasi per Campania, Puglia, Abruzzo… la Basilicata era una provincia, e così il Molise; la Sicilia era un Regno indipendente dal 1282 al 1816.

 Torno a dire che, per affrontare l’autonomia, occorre un Meridione unito: Regione Ausonia, con gli attuali Molise Puglia Basilicata Campania Calabria, divisi in province. Un presidente eletto direttamente; un consiglio di pochi membri e che si riunisca ogni tre mesi per approvare il bilancio e poche altre cose importanti; pochissimi impiegati, e assunti con severa selezione e tenuti sotto controllo. Per ragioni simboliche e topografiche, metterei il centro direzionale a Melfi.

 Provate a rispondere senza inventarvi bufale future e passate; e senza ingiurie in dialetto.

Ulderico Nisticò