Ancora Soverato


Ancora scrivi di Soverato? Dirà qualcuno. Beh, sì, non mi stancherò mai di parlare del nostro mare pulito, di quelle acque cristalline dove recentemente una caretta caretta si è impigliata nelle reti di un pescatore – Tarzanetto -lo chiamano nel paese dove ognuno ha un nomignolo e il suo è legato al fatto che amava da piccolo arrampicarsi dappertutto. Tarzanetto è lo stesso che tempo fa ha liberato uno squalo, che era andato a finire sempre nelle stesse sue reti, che saranno davvero pescose, visto che ci finiscono pesci e cetacei di ogni tipo.

Anche Soverato ha un soprannome, è la perla dello Jonio per la sua spiaggia bianca e sabbiosa, le acque limpide ed i fondali trasparenti, dove una Madonnina dalle braccia aperte e levate in alto è ancorata, ogni anno, dai subacquei su uno scoglio in fondo al mare, non tanto lontano dalla riva e facilmente raggiungibile dai bagnanti che arrivano a nuoto fin laggiù per osservarla e salutarla e chiedere la sua protezione. E la Madonna, patrona della città, protegge Soverato e ha la sua celebrazione nella festa a mare, seconda domenica del mese di agosto. In quel giorno la Madonnina di Porto Salvo, dal manto azzurro e con la mano poggiata su un’ancora, esce dalla chiesetta dove sulle pareti esterne sono dipinte scene di pescatori che tirano le reti, e viene portata in processione fin sulla spiaggia ed innalzata su una barca piena di bandierine, tra gente festante che l’accoglie fra le sue ali e che la segue nel lungo tragitto sulla costa, lanciandosi in mare al suo passaggio chiedendo una grazia per sé.

E a mezzanotte i fuochi di artificio disegnano lunghi archi di luce e squarci e saette e corolle colorate nel cielo notturno, e tutti si fermano e stanno col viso rivolto al cielo per guardarli, e quando concludono la festa c’è l’applauso della gente a testimoniare che è stato davvero bello lo spettacolo.

C’è un’altra Madonna a Soverato superiore, che attende i fedeli, la domenica di Pasqua, quando, portata a spalle, aspetta l’annuncio del Risorto, e l’incontro con il Figlio avviene lungo il corso del paese, tra la gente che fa da corona al suo passaggio e vive con emozione il manifestarsi della “cunfrunta”.

Nella chiesa la Vergine Madre in marmo bianco scolpita dal Gagini piange il figlio morto che sorregge tra le braccia.

La città di mare a settembre si spopola, e torna alla sua dimensione normale. Il lungomare è deserto, con gli anziani sulle panchine all’ombra delle Erythrine, le piante dal fusto nodoso e dai fiori color corallo.

Si sente il rumore dei passi sul selciato, il verso della tortora sull’albero dove ha fatto il nido; sul lungomare i pescatori annodano le reti lacerate, le passeggiate in via dell’ippocampo sono più intime.

Quindi, a Soverato ci sono mare, sole e cielo ma anche riti e tradizioni che vengono seguite, siti archeologici da visitare e percorsi nell’orto botanico, alla scoperta della macchia mediterranea. E poi c’è la buona cucina, le pietanze tramandate dalle nonne e tanto altro da scoprire e conoscere.

Parlare di Soverato è facile. Qualcuno vorrebbe che non si facesse pubblicità per non farla conoscere a chi non si è spinto fin qui in Calabria per ammirarla, per tenerla tutta per sé questa bellezza. Ma non sarebbe giusto. La bellezza è di tutti e tutti devono poterne fruire. E quindi venite a visitare questo angolo di paradiso.

Franca Ambrosio
Architetto e pittrice