Sognava di fare il pittore, almeno fino all’età di 20 anni, fino a quando il cinema si è rivelato nella sua potenza espressiva, capace di colorare con la stessa intensità di un pennello, ma per immagini, senza veli e senza filtri. Marco Tullio Giordana, tra i più acclamati registi italiani di impegno civile, si è raccontato con simpatia e naturalezza, svelandosi con leggerezza – incalzato dall’amico Fabrizio Corallo – al pubblico accorso al chiostro del Complesso Monumentale San Giovanni nel corso della masterclass in programma nella quarta giornata del Magna Graecia Film Festival. A dargli il benvenuto, oltre che il direttore artistico Gianvito Casadonte, anche il presidente della Calabria Film Commission, Anton Giulio Grande.
“I bei film sono quelli che denotano accuratezza nella ricostruzione e nella messa in scena”, ha detto Marco Tullio Giordana nell’annunciare un nuovo lavoro a teatro – grazie ad un progetto con il Teatro Stabile del Veneto – con Luigi Lo Cascio, per uno spettacolo dedicato a Pasolini, del quale quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita. Parlando del futuro del cinema, il regista ha affermato: “Gli spettatori sono come i bambini, magari non capiscono ma sentono, e quindi non li inganni: chi esce di casa vuole vedere qualcosa di alto, parole pensate non il calco di quello che vede in televisione”. Giordana ha poi ricevuto sul palco dell’Area Porto la colonna d’oro alla carriera.
La quinta serata ha visto la proiezione del film in concorso “Una femmina”, di Francesco Costabile, presentata dalla protagonista Lina Siciliano. Un’opera prima definita da Antonio Capellupo come “un miracolo cinematografico” perché nata dall’esordio di due artisti, regista e attrice protagonista. “Per me è importante che il film venga visto e che il messaggio arrivi”, ha detto la giovane interprete.
“Pensare alle altre donne, alle altre vittime, mi ha dato la possibilità di farcela. Non è stato facile. Rosa ha avuto e ha ancora la responsabilità di far arrivare un messaggio. Mi sento anche io una fimmina ribelle, è stata una rivincita per me e per tutte le vittime”. Red carpet speciale anche per Fabio Tracuzzi, il responsabile della comunicazione al Taormina Film Festival, premiato “per la grande professionalità profusa negli anni per la promozione della cultura”. La scaletta ha visto intervenire sul palco anche Fabrizio Corallo, regista di “Vitti d’arte, vitti d’amore”, documentario presentato al Supercinema nel pomeriggio, che racconta l’immortale diva Monica Vitti scomparsa di recente.
La conduttrice Carolina Di Domenico ha chiamato accanto a se Don Pino Silvestre e i professori Domenico Bilotti e Beatrice Bongarzone che hanno presentato i libri “Nella chiesa con Maria” e “Povero Gesù”. Mary Troiano ha poi illustrato brevemente il volume “Now. Prove tecniche di immaginazione”, con la prefazione di Gianvito Casadonte e la postfazione di Paolo Giacovelli.
È stata la volta poi del trailer di “Anche il riccio respira” del giovane regista e sceneggiatore calabrese Domenico Pietropaolo, un cortometraggio girato in Calabria tra le coste di Catanzaro e Tropea con protagonista Andrea Pannofino. Gianvito Casadonte ha, inoltre, parlato al pubblico per esprimere la sua vicinanza alla ragazza nigeriana, Beauty, maltrattata da un datore di lavoro a Soverato, invitandola a partecipare al Festival perché “ha sicuramente talento che può essere messo a disposizione della kermesse”.