“Akkermansia muciniphila”, scoperta una proteina in grado di prevenire il diabete e l’obesità


a-muciniphilaI ricercatori dall’Università Cattolica di Louvain (UCL) in Belgio, sono riusciti a bloccare lo sviluppo dell’obesità e del diabete di tipo 2 nei topi, tramite due distinti trattamenti basati su un batterio chiamato “Akkermansia muciniphila”. Se i test, che sono attualmente in corso, sono positive negli esseri umani, questa scoperta, prima nel mondo, aprirà la strada ad un futuro farmaco che permetterà non solo la lotta contro queste due malattie, ma anche contro la malattia cardiovascolare o infiammazione intestinale. Lo ha annunciato Lunedi in una conferenza stampa il portavoce della UCL. Patrice Cani e il suo team hanno lavorato per un decennio all’ “Akkermansia muciniphila”, un batterio presente solo nell’intestino dei vertebrati. I ricercatori, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, avevano già dimostrato che utilizzato vivo questo batterio, gioca un ruolo chiave nella lotta contro l’obesità e il diabete di tipo 2 nei topi. Ma una ulteriore ricerca ha scoperto che pastorizzato (70 °), il batterio è stato in grado non di fermare lo sviluppo di queste due malattie ma anche di farne ammalare i topi. Nel cercare di capire perché Akkermansia si comporta in modo diverso se pastorizzato vivo, i ricercatori hanno poi aggiornato la proteina “Amuc_1100”, presente sulla membrana esterna dei batteri. Questa proteina rimane attiva anche dopo avere subito la pastorizzazione.

La sua scoperta è un passo avanti in un probabile e sperato impatto positivo sul nostro sistema immunitario. “Blocca il passaggio di tossine nel sangue e rafforza il sistema immunitario dell’intestino”, ha spiega il Dr. Cani. “Dà una speranza terapeutica per altre malattie come l’infiammazione dell’intestino, osservato in casi di stress, alcolismo, malattie del fegato o cancro”, ha inoltre dichiarato il professore. A questo punto, sono in corso test compreso gli esseri umani con il batterio Akkermansia alla clinica St Luke University. Superato solo il primo passo, che esclude il pericolo di trattamento sul corpo umano. Ora resta da determinare se gli effetti positivi osservati nei topi saranno confermati anche sugli esseri umani.


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