Su iniziativa del progetto culturale “Naturium” una intera giornata dedicata ai temi del biologico, della biodinamica, della fertilità del suolo e del lavoro
Progetti per sostenere la formazione degli agricoltori, perché tornino alla terra più motivati e capaci, ritrovando una agricoltura più sana e più vera, più etica, che tuteli l’ambiente, la biodiversità, la fertilità del suolo e il lavoro. E’ quanto illustrerà e proporrà, lunedì 14 novembre a Cosenza, Fabio Brescacin il presidente della più grande realtà del biologico italiano: Ecor-NaturaSì. Per la prima volta in Calabria, su iniziativa del progetto culturale “Naturium”, Brescacin sarà ospite del NaturaSì di via Giacomo Mancini per l’intero arco della giornata, incontrando giornalisti, produttori, consumatori ed espressioni, a vario titolo, della filiera agroalimentare. Dire no agli Ogm e alla chimica per immaginare un altro futuro è uno dei leitmotiv ricorrenti di Brescacin, pioniere della biodinamica nel nostro Paese. Un richiamo etico molto forte, perché “se avveleni i campi, avveleni chi li mangia e allora non puoi dire che c’è moralità in quello che fai”. Ma il suo orizzonte è molto più ampio. L’esortazione di Fabio Brescacin è che occorre anche accompagnare il consumatore all’interno di un percorso di maggiore consapevolezza, per capire quanto “pesa” il lavoro dietro ogni prodotto. Solo così sarà possibile una nuova agricoltura. Un sistema dove, alla legge della domanda e dell’offerta, si sostituisca una filosofia del “giusto prezzo”. “Il concetto di base è uscire dalla legge della domanda e dell’offerta, terribile e inesorabile, per la quale un pomodoro cinese, per dire, può mettere in ginocchio un’intera filiera” ha recentemente dichiarato il presidente di Ecor-NaturaSì. Il tema, dunque, è: coinvolgere sempre più le persone e rendere il consumatore l’attore principale della filiera. È il consumatore che determina l’azione economica e, quindi, anche la produzione. O il consumatore condivide questo processo o lo schema si interrompe. E del resto, per raggiungere obiettivi concreti, non bisogna convincere tutti. Per la spesa alimentare, infatti, oggi si spende mediamente il 15 per cento del proprio reddito. C’è chiaramente tanta gente che può permettersi di investire qualcosa in più. Dieci centesimi in più, ad esempio, per un chilo di grano o un litro di latte, di qualità, basterebbero per fare la differenza. E per il consumatore, invece, sarebbero davvero un’inezia. Pochi centesimi. Per immaginare un futuro diverso.