Affitti brevi: è necessario liberalizzare il settore trainante per l’economia in Calabria


Sandro Scoppa, presidente Confedilizia Catanzaro e Calabria: «Netta contrarietà alle iniziative annunciate, che penalizzano la proprietà immobiliare»

Trovano ampio spazio da qualche giorno sui media, sui tavoli della politica e nei contesti delle associazioni del settore e sindacali, le problematiche che interessano gli affitti brevi, ossia quelle tipologie locative che vengono adoperate non solo per le vacanze estive al mare o in montagna, ma anche per soggiorni di pochi giorni o di un fine settimana in un borgo o in una città d’arte.

Da una parte, è pervenuta una nuova iniziativa dell’Unione Europea, la quale, con il proposito di eliminare una pretesa e presunta distorsione della concorrenza, intende sottoporre a IVA, qualora transitano dalle piattaforme digitali, come ad esempio Airbnb, le locazioni brevi, determinando così un aggravio del prezzo finale per l’affittuario.

Dall’altra, si registrano le dichiarazioni del Ministro del Turismo, secondo cui è necessario procedere a una mappatura degli affitti brevi, per capire quanti sono e dove sono, e poi intervenire con una nuova regolamentazione, che sostituisca le regole oggi esistenti che, a suo dire, non vengono applicate.

Tale intervento sembra sollecitato dai sindaci di alcune città, soprattutto del centro e nord Italia, i quali propongono da tempo la regolamentazione delle piattaforme per gli affitti brevi turistici, con l’idea di governare un fenomeno che è globale, attraverso il rilascio di una licenza di durata quinquennale per gli affitti brevi sopra i 90 giorni all’anno.

Le novità, qualora dovessero trovare attuazione, avrebbero gravi e negative ripercussioni per la Calabria, che trae le principali risorse dal turismo e dagli affitti turistici. Essi rappresentano sia la più importante modalità di utilizzazione di un numero davvero rilevante di immobili sia una fonte di reddito, a volte l’unica, per molti proprietari o gestori immobiliari. La stessa è infatti una regione a spiccata vocazione turistica, il cui settore ne caratterizza l’economia e rappresenta la sua vera ricchezza. Si tratta di un turismo soprattutto balneare, per la presenza di una costa di 780 chilometri affacciata sui mari Tirreno, Ionio e Stretto di Messina, e, da qualche tempo, anche montano, che si sviluppa soprattutto nei rilievi e nei parchi nazionali della Sila, dell’Aspromonte e del Pollino, dove sono presenti le stazioni sciistiche di Camigliatello, Lorica, Gambarie e Zomaro. Presenze significative vengono anche registrate per le zone d’arte e i siti archeologici, come nei casi di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Crotone, Sibari e Roccelletta di Borgia.

Alla luce di tutto ciò, è indiscutibile che le modifiche che sono state annunciate, oltre a colpire ingiustamente un bene che spesso diventa fonte di reddito proprio (e solo) per siffatta utilizzazione, finirebbero per equiparare all’attività alberghiera la semplice locazione di una casa senza prestazione di servizi, per gravare di ulteriori adempimenti e costi i proprietari, e per far lievitare i prezzi e, quindi, i costi a carico degli affittuari, che potrebbero persino orientare altrove i loro interessi. Si pregiudicherebbero altresì anche possibili investimenti nel citato settore.

Per Sandro Scoppa, presidente di Confedilizia Catanzaro e Calabria: «Bisogna esprime una netta contrarietà alle iniziative annunciate, riguardanti gli affitti brevi. Questi sono l’espressione più emblematica della funzione dinamica della proprietà immobiliare. E mai altrove come in Calabria creano ricchezza, che rappresenta il frutto più tangibile della creatività umana e delle idee che diventano risorse.

Per gli stessi, come per gli affitti in genere, ha piuttosto senso unicamente un intervento di completa liberalizzazione, e non proposte o iniziative volte a riordinare, semplificare o mappare, che si traducono in definitiva in nuove regole, adempimenti e burocrazia.  In sostanza in una forma aggiornata di socialismo abitativo, che non potrà raggiungere i risultati attesi dai proponenti e finirà per mettere in ginocchio l’economia di un settore strategico e trainante».