Dalle pagine autorevoli del quotidiano La Stampa, datata mercoledì 27 dicembre 2017, l’Italia intera ha potuto godere della lettura di un suggestivo quanto interessante articolo dedicato all’Aspromonte, scritto da Mimmo Gangemi, ingegnere e giornalista che racconta la Calabria vera, nei suoi chiaroscuri, come realmente è.
Ci siamo emozionati davanti a quel titolo “Selvaggio Aspromonte salvato dalla cattiva fama” e in cui tutto questo territorio di aspra bellezza, bellissimo e arcaico, racconta storie antiche, ancestrali sentimenti, lontane vibrazioni, una discreta modernità ma anche i suoi noti aspetti meno belli con le storie di insuccessi, cupi ricordi. Queste terre montane sovrastano con i loro graziosi paesini e lo sguardo imponente, una costa bellissima e ancora evocatrice di passati splendori affacciati sul Mare Ionio, la Magna Grecia, il mondo romano, la cultura bizantina. Di queste grandi civiltà rimangono cose sparse tra siti archeologici e musei, il resto sono paesi marini che vivono della loro fortunata posizione geografica e di attività locali. Un mondo un po’ defilato dal resto d’Italia, dal suo tempo più veloce e dalle comunicazioni più facili. Brancaleone che compone con altri piccoli centri la Costa dei Gelsomini, è una cittadina luminosa e dal fascino antico, un po’ africano con le sue altissime palme e l’entroterra dal sapore immobile e per questo cristallizzato nel fascino della storia, del tempo e dei ruderi. Negli Anni ’80, era della felicità e di un benessere ostentato e quasi reale, Brancaleone correva spedita verso un futuro ricco di fortuna perché una fetta importante di un certo turismo di èlite italiano, aveva scoperto le sue bellezze, la sua movida, quell’incipiente modernismo che lasciava presagire anni fulgidi e ricchi, nuove prospettive di crescita economica e sociale. Le estati si coloravano di musica e spiagge affollate, aliscafi che portavano nelle isole del Mediterraneo, nuova gioventù che cresceva e avrebbe trasformato questo centro in una piccola isola felice, l’illusione di un grande futuro. L’incantesimo si ruppe ben presto perché quei chiaroscuri che connotano la nostra Calabria si sono scontrati e, addosso a questa euforia si schiantò l’ombra dura della malavita che ha seminato morte e dolore. Non ci addentriamo nei particolari perché in questa sede stiamo raccontando doverosamente ma per sommi capi, la storia di un paese della Locride che in questo momento diventa il simbolo di un fenomeno che potrebbe coinvolgere qualunque altro luogo del pianeta, della nostra regione.
Un popolo preoccupato, anzi è spaventato per un pericolo invisibile e insidioso che sta strisciando tra le famiglie, nelle case e ovunque il bene più prezioso che la natura ci dà, scorre ogni giorno: l’acqua. In questo mese di dicembre ordinanze del Comune amministrato in questo periodo da Commissari, hanno vietato categoricamente qualunque uso di questo indispensabile elemento di vita perché ad alto rischio per la salute dei cittadini. Nel lavoro di un commissariamento dentro un comune spesso non c’è spazio per convenevoli e apparati di svago ma tutto il lavoro possibile per “risanare” le problematiche che hanno portato al fallimento di un’amministrazione e le eredità dei vecchi anni. Depurazione, fognature, contenziosi, problemi diffusi enormi, ciò che spesso rimane. Nel caso di Brancaleone le urgenze più incalzanti sono stati i servizi di utilità primaria alla cittadinanza, la necessità di rivoltare come un calzino i sistemi che fanno funzionare la vita di una comunità per garantire la sua salute e sicurezza. L’ordinanza datata 23 dicembre, nasce da una sorprendente verità: il controllo del sistema idrico “vive di rendita” perché dimenticato, non controllato dal 2013 per ciò che riguarda le analisi microbiologiche, dal 2009 ciò che concerne la presenza e le percentuali dei metalli pesanti. Cosa sono? Dove si trovano? Sono elementi chimici metallici ad alta densità molecolare, non si dissolvono, non si degradano, non si distruggono, vagano nell’aria, nell’acqua, nella terra. Sono tanti e fanno parte in modo anche naturale del nostro pianeta, della crosta terrestre ma spesso sono elaborazioni di rifiuti interrati ed esalazioni industriali, di piogge acide che cadendo penetrano il terreno e lo contaminano. Non è facile, fino a quando non si effettuano tutti i rilievi e controlli, risalire alla causa e alla localizzazione di queste presenze che nel caso di Brancaleone, come ha riferito in una riunione straordinaria la Commissaria Isabella Giusto, superano di molto il limite consentito. Nella sua esposizione del grave problema, giovedi 28 dicembre, la commissaria ha specificato i due componenti risultati anomali alle analisi; nichel e alluminio. Senza improvvisarci onniscienti possiamo però comprendere che questi due metalli di ampio uso nel mondo e per svariate finalità, dalla presenza in percentuale nei gioielli, alla realizzazione di pentole e stoviglie ad alluminio nudo, fogli e rivestimenti di utensili, macchinari e tanto altro, sono altamente dannosi se assorbiti o respirati in grande quantità, poiché appartengono alla categoria dei metalli bioaccumulanti che nel tempo rimangono assorbiti nel citoplasma cellulare provocando non solo allergie ma anche patologie cancerose. Detto questo, un serio e determinato Comitato Popolare Apolitico ha fatto incontrare tanti cittadini mossi dal comune obiettivo di comprendere fino in fondo le ragioni di questo stato di emergenza. Divenuto ormai unità di crisi che avvalora ancora di più l’idea di un problema molto più grave di quanto sembri, questo allarme deve indurre a riflessioni sullo stato di salute della nostra regione, dei nostri centri, delle nostre montagne, di cosa “riposa in pace” nelle loro visceri. Negli ultimi decenni nel caso di Brancaleone, servizi e sistemi del paese sono stati in qualche modo poco manutenuti e controllati, le reti idriche e fognarie obsolete e consumate hanno fatto la loro parte ma ora emergono in tutto il loro grave malfunzionamento. Sapere tutto questo ovviamente non basta ai cittadini, al comitato, non basta ai commissari, bisogna risalire alle cause e alla geografia delle sostanze. Adesso si lavora per nuove analisi e controlli, con l’Arpacal (Azienda Regionale Protezione Ambiente Calabria) e l’Asp (Azienda Sanitaria Provinciale) in una ardita speranza che tutto ciò che è emerso dai primi controlli, sia frutto finora di un errore di calcolo chimico, delle macchine, del caso.. Strutturare un’opera di interventi finalizzati alla risoluzione di questo allame è l’impegno pù gravoso. I tempi non saranno brevissimi e, senza false illusioni, la commissaria ha confermato la necessità di verifiche e ricostruzioni tra pozzi, serbatoi e condutture che potrebbero essere le cause rilascianti dei metalli venefici. Come farà la popolazione in cui tutte le fasce sono a rischio con maggiore pericolo per bambini e anziani? Da quanto tempo accumuliamo nell’organismo minerali ferrosi che possono averci intossicati? E cosa si deve fare? Tante domande ma la risposta più immediata è la necessità di approvvigionamenti massicci di acque potabili e “pulite” per l’ampio “uso umano”, considerando che in questa inquietante terminologia è contemplata non solo l’accezione alimentare ma anche l’igiene della persona. Il comandante dei Vigili Urbani Cinzia Valastro che collabora con i Commissari, si è dichiarata fiduciosa e noi le crediamo, nonostante lo spettro di essenze sconosciute, non si sa se portate dall’uomo, forse no, aleggia nei visi di tanti cittadini e nel loro non detto.
E’ normale, il nostro tempo vive di tanti dubbi, come dubbi sono spesso ormai gli ideali di una società che vive lo smarrimento esistenziale e si rifugia nell’estetica del brutto, o nei protagonismi personali oppure nel maltrattamento della stessa terra dove vive e si nutre. Perdita dell’amore per il luogo che ci ha generati, per le sue bellezze e i suoi valori, è la sensazione che si vive, ma in queste settimane un germe di coscienza cittadina cresce a Brancaleone, si accorge che non può farcela nel silenzio, nel disinteresse, nel nascondere i guai e forse l’allarme incombente, porterà nuovi slanci e impegni per aiutare a guarire questo bel centro marino i cui confini coincidono proprio con l’estremo Sud del continente europeo. Qui finisce l’Europa, su queste spiagge un po’ desolate ma scenario di antiche avventure e da qui parte l’appello a salvaguardare e proteggere la terra dei nostri padri e anche nostra. In queste ultime ore prima della fine dell’anno, si sono intensificati e reiterati i controlli delle acque da parte dell’Arpacal e i risultati tornano molto confortanti, diversi e decisamente meno inquietanti dei primi riscontri, soprattutto per ciò che riguarda la presenza del nichel. Tutto questo tranquillizza dal momento che il divieto assoluto dell’utilizzo di questo bene primario, è stato ridimensionato solo alla potabilità e non più all’uso umano globale. Ci si interroga però su queste ravvicinate differenze e, dall’alta competenza e precisione dei commissari, arriva una ulteriore iniziativa per rendere ancora più chiara la vicenda: altre nuove analisi affidate a una diversa agenzia, potranno fugare ogni dubbio su numeri e parametri che fanno la salute delle persone. L’arrivo dei commissari in questo paese, seppur espressione di un contesto fallimentare, ha portato segni di una svolta che farà emergere molti problemi in attesa di essere risolti. Fino ad allora una cittadinanza attenta e attiva, partecipa con impegno per far tornare tempi migliori a Brancaleone, bella e per un po’ quasi impossibile. Il suo caso vale la divulgazione perché sia di stimolo ad altre realtà territoriali nella salvaguardia e monitoraggio dei beni comuni. Nel frattempo godiamo del miracolo che ha abbattuto i valori negativi e le nostre paure. Come dire, è acqua santa. Ma il diavolo dov’è???
Vittoria Camobreco