A Roma, l’11 maggio, il concerto della christian rock band Kantiere Kairòs


I 5 musicisti calabresi presentano il nuovo disco “Il seme” nella parrocchia San Giovanni Battista de la Salle

S’intitola “Il seme” il secondo disco della christian rock band Kantiere Kairòs, formata da 5 musicisti cosentini, in concerto venerdì 11 maggio alle ore 21 nel Teatro degli Astripresso la parrocchia San Giovanni Battista de la Salle (via dell’Orsa minore 65, zona Torrino), in preparazione alla festa patronale. Fra i 14 brani “Siamo nati”, dedicato alla giovane moglie e madre Chiara Corbella Petrillo, di cui a breve verrà aperta la causa di beatificazione. «Tanti gli elementi di comunione fra la sua esistenza e le nostre vite, come gli incontri ad Assisi con la figura di san Francesco, i pellegrinaggi a Medjugorje», riassume il gruppo. Ancora, “Un passo oltre”, inno della 37a Marcia francescana dello scorso agosto ad Assisi; nell’estate del 2016 “Basta farlo” è stato l’inno della Giornata dei giovani promossa dall’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.

Rossomare”, invece, è un’invocazione alla pace universale; “Dove respiro”, parabola del Padre misericordioso rivisitata in salsa rock, cita le 3 parole-chiave “permesso, grazie, scusa” più volte richiamate da papa Francesco. “Natuzza” riassume la vita della conterranea di Paravati; “Qui” descrive l’esperienza del lutto vissuta nella fede; “I soliti errori” invita a ricominciare ogni giorno dopo la caduta grazie al perdono del Padre che segna sempre un nuovo inizio; “Non basta morire” vuole esprimere il grido di Gesù che continua a offrirsi con amore «infinite volte» per salvarci. “Lazzaro 2.0” è un’esplosione di ritmo puro e gioia per la risurrezione, mentre “La lista” riecheggia la parabola degli invitati alle nozze ribadendo che Cristo non viene «per i giusti» né «per i sani», ma invita i feriti dalla vita e i peccatori alla sua «festa». “Lodeterna” è un canto di adorazione, “Il seme” si apre all’infinito («Sento un oceano di pace che raggiunge le mie rive»). Chiude il disco il brano intitolato “L’amore può”, un sentimento capace di «fermare il battito del tempo e non finire», perché «sa ricominciare anche dalla fine».

«Il seme è il simbolo di qualcosa che muore e dà frutto, rinascendo con una nuova forma. Nel disco il tema principale è proprio la dinamica morte-rinascita – spiega il chitarrista Jo Di Nardo –. Nella tracklist vogliamo parlare di Gesù, del Vangelo, di sua Madre. Al tempo stesso, con la musica ci rivolgiamo non solo agli “addetti ai lavori” ma a tutti: ai lontani dalla Chiesa, a chi non crede», aggiunge il chitarrista, che sottolinea le cifre stilistiche di questo nuovo lavoro, in continuità con il precedente cd: «Un rock abbastanza british, molto contaminato dall’elettronica». 


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